Dice che non sia giusto dire che il Pd senese è nella bufera. E poi dice anche che giornalisti e blogger sono ossessionati dal Pd. Beh, però il Pd senese fornisce notizie a getto continuo. E quasi tutte meritano approfondimenti. Dunque, se ieri è stata la giornata dei tradimenti e degli emolumenti (quest’ultimo è argomento Mps su cui ci sofferemeremo più avanti), oggi è il giorno del “votificio”. Già perchè i membri della Direzione Provinciale del Pd, convocata solo per votare sul designato piddino alla presidenza della Provincia, oggi verso le 18, su cosa sceglieranno? Tra diverse prospettive, tra ponderate riflessioni in merito ad un necessario riequilibrio regionale, con Siena che possa rialzare la testa? Oppure soltanto, su uno o più nomi? Peraltro dopo essere stati solo spettatori di un terremoto mediatico e socialmediatico come le dimissioni di Juri Bettollini, Nisi e Baggio. Bettollini, in particolare, ha vergato su Facebook parole forti: «Il Pd a Siena non vuole cambiare. Sono stato tradito nel peggiore dei modi!». E l’ipotesi che ci viene spontanea è che la non troppo velata accusa di “tradimento” – politico, ovviamente – sia rivolta soprattutto a Niccolò Guicciardini, il segretario provinciale del Pd, che a Bettollini aveva affidato la delega forte degli enti locali. In virtù di un accordo che vide i renziani non solo rinunciare alla battaglia congressuale (contro Guicciardini fu solo il “monaciano” Burresi a correre), ma anche ad accogliere tra le proprie fila, a pochi giorni dall’accordo, proprio Guicciardini come neo-renziano doc. Guicciardini ha approfittato dello spazio politico che gli è stato concesso: non solo ha individuato in Andrea Rossi, sindaco di Montepulciano, il giusto candidato per la Provincia, accordandosi anche con la Valdelsa e con il sindaco di Siena Bruno Valentini. Ma così facendo ha ottenuto due risultati: arginare Stefano Scaramelli, leader vero dei renziani, per la presidenza della Provincia, e precostituire le condizioni per frenarlo anche verso la candidatura regionale.
Che cosa accadrà stasera è difficile prevederlo: i tempi della mediazione per un terzo nome sembrano scaduti. E d’altro canto il terzo nome che sparigli il campo, non potrebbe che essere quello o di Valentini (sindaco del capoluogo) o dello stesso Guicciardini come segretario provinciale. Ma a meno che stasera non decida addirittura di presentarsi dimissionario, viste le critche ricevute e le divisioni prodotte, il percorso di Guicciardini sembra ormai guardare alla Regione. Magari dicendo che dai territori della provincia (guarda caso Valdelsa, Siena, Valdichiana vicina a Rossi) si levano richieste perchè sia il segretario regionale a candidarsi in Regione.
Ecco creato il dualismo “renziano”: Scaramelli il vero leader, stoppato dai renziani acquisiti Guicciardini-Dallai. Se questa è una lettura credibile – ma ogni opinione, compresa la mia è ovviamente opinabile – allora non si capisce bene quale ruolo giochi il tandem Valentini-Mancuso. O meglio per ora, rimane la spedizione poliziana di Valentini pro-Rossi, anche se poi a parole dice «viva Scaramelli». Ambiguità, che non può essere coperta neppure dal “buonismo” dei commenti su Fb. Il sindaco scrive sulla bacheca di Bettollini: «Mi dispiace, umanamente ancor prima che politicamente. Credo che il Pd abbia bisogno di te, per le qualità che hai già espresso in questi mesi». E Mancuso: «Mi preoccupano gli strappi e le lacerazioni che, probabilmente, fanno i conti con nodi politici non risolti». Ecco, i due alfiieri che vinsero la battaglia della proposta di rinnovamento del Pd a Siena, nelle primarie e poi alle elezioni del 2013, sono convinti di non aver contribuito a rendere «irrisolti i nodi politici?».
E le mediazioni sempre imposte da altri, non finiscono di essere delle riduzioni sempre più evidenti del campo del rinnovamento? Mancuso scrive anche che il Pd deve «comprendere che per un vero cambiamento non bastano gli appuntamenti di tipo ‘elettorale’ se ad essi non seguono programmi strategici, dialogo costante tra elaborazione politica e livello amministrativo, visioni ed azioni utili a servire i governati». Giusto. E in questa vicenda del presidente della Provincia, stasera la Direzione si esprimerà su programmi strategici o sarà solo un votificio per ratificare giochini di tattica politica imposti dai “soliti” marpioni? Interrogativi che vanno ben al di là della designazione del candidato piddino alla presidenza della Provincia. Tra l’altro, forse il Pd sta poco considerando il fatto che queste saranno elezioni di secondo grado – eppure quanto casino… – in cui a votare saranno un migliaio di consiglieri comunali, tra i quali molti del Pd saranno arrabbiati, e che sul fronte opposto c’è anche un candidato “civico” come Piero Pii.
Concluso il capitolo dei tradimenti, veniamo agli “emolumenti”, intesi come aumento dei medesimi da parte dei top manager del Monte dei Paschi. La richiesta di chiarimenti è arrivata direttamente dai sindacati, in particolare dai Coordinamenti Rsa di Mps, che hanno dichiarato: «In considerazione del delicato momento che il Paese e la Banca stanno attraversando e dei sacrifici quotidianamente richiesti ai lavoratori a livello di contenimento dei costi, considereremmo tale iniziativa assolutamente inaccettabile», si legge nella nota unitaria dei sindacati, che auspicavano un chiarimento ufficiale dalla banca. Da giornalisti lo abbiamo chiesto anche noi, insistendo. Nulla ci è pervenuto e visto che non c’è stata smentita, dobbiamo considerare che l’aumento o il premio, o la “mancia”, ci siano stati. Una scelta sbagliata nel momento sbagliato. Fuori stagione, in controtendenza rispetto a ragioni etiche ma anche rispetto alle indicazioni europee. Nel momento in cui si fanno tagli sulla pelle della gente, o esternalizzazioni che cambiano la vita delle persone, e in cui i risultati di bilancio sono costantemente in rosso premiare i top manager – e farlo a otto mesi dalla scadenza del Consiglio di Amministrazione – induce a considerazioni amare. E’ uno schiaffo alla città. L’ennesimo.