Riaffiora a Pisa la casa del conte Ugolino della Gherardesca, nel cuore del centro storico cittadino, sotto il giardino che ora ospita la sede del consorzio di bonifica Basso Valdarno che ha finanziato gli scavi archeologici durati poco più di un mese. L’individuazione dell’area, spiega una nota del Consorzio, «ha permesso di riportare in luce una sequenza di strutture e livelli d’uso che si collocano tra il XII secolo e lo scorcio del XVIII secolo, confermando la presenza in questa zona degli edifici di proprietà del conte Ugolino della Gherardesca: della struttura abitativa posseduta da Ugolino rimangono alcune tracce, ben documentabili, che testimoniano l’avvenuta distruzione nei primi anni del XIV secolo, come riportano le fonti scritte».
Reperti presentati al pubblico il prossimo anno «Si conservano solo parzialmente – prosegue la nota – il pavimento di un ambiente interno e quel che rimane di perimetrali esterni e tramezzi interni che furono oggetto di un sistematico smontaggio, in alcuni casi fino ai livelli di fondazione, secondo le leggi antimagnatizie in vigore nella Repubblica Pisana tra tardo Duecento e Trecento». Lo scavo nella parte ovest del giardino, in posizione limitrofa all’attuale edificio del Consorzio, ha evidenziato invece una sequenza archeologica e una serie di strutture diverse, importanti tanto per confronto con quanto rinvenuto nell’altro saggio di scavo, quanto più in generale per la storia del quartiere di Chinzica e di Pisa tra medioevo e prima età moderna. Sono stati rinvenuti i resti strutturali (murature e pavimentazioni) e le stratificazioni relative di un grande edificio costruito nella prima metà del XII secolo, che hanno restituito importanti informazioni sull’urbanizzazione del quartiere di Chinzica e sull’edilizia cittadina in questo periodo. A differenza dell’abitazione di Ugolino, questo edificio ha evidenziato tracce di frequentazione anche nel XIV e fino alla metà del XV secolo, periodo a partire dal quale nell’area sono state realizzate diverse ghiacciaie seminterrate, che probabilmente sono rimaste in funzione almeno fino al Seicento, ovvero nel periodo di proprietà dei Lanfranchi e fino all’insediamento della magistratura dei Consoli del Mare. I reperti ritrovati (ceramiche, vetro, piccoli manufatti in osso o in pietra lavorati e monete, databili tra il XII e gli inizi del XIX secolo) saranno restaurati e presentati al pubblico il prossimo anno.