Sono giorni di attenzioni febbrili nei confronti di Banca Etruria. Stamattina in Consiglio comunale sono previsti due atti di indirizzo sull’argomento: il futuro della banca dipende anche dal reperimento, da parte del Governo italiano, di due normative europee che permetterebbe al Fondo Interbancario di Tutela Depositi di entrare a determinate condizioni nel capitale di Banca Etruria e di altre tre banche italiane in difficoltà. Per l’istituto di Arezzo, si ipotizza una “dote” di 300.000.000 di euro, necessari per facilitare l’individuazione del partner bancario imposto dalla Banca d’Italia con il commissariamento. Contemporaneamente, c’è un’oasi di arte, bellezza e comunque di affari in Banca Etruria che riflette l’immagine di un istituto orgogliosamente attaccato ai gioiellini di famiglia. Stiamo parlando della Fondazione Ivan Bruschi. Lascito del celebre antiquario ideatore e animatore della Fiera Antiquaria di Arezzo, oggi la Fondazione a lui intitolata è una realtà grazie alle preziose collezioni e all’attività dell’amministratore Banca Etruria. La finalità della Fondazione Ivan Bruschi è nello stesso lascito spirituale e materiale del conferitore, un riferimento esemplare in un settore strategico per Arezzo qual è l’antiquariato.
Casa Museo di Ivan Bruschi La Fondazione si regge su due poli: la Casa Museo di Ivan Bruschi, davanti alla Pieve, “luogo delle meraviglie” straripante di collezioni negli anni restaurate, catalogate e riallestite dopo un complesso lavoro di studio della Scuola Normale Superiore di Pisa. L’altro polo – dal 1967 fino allo scorso ottobre – è stata la Galleria Bruschi di Piazza San Francesco, che ogni mese in occasione della Fiera Antiquaria ha accolto selezionati standisti. Oggi, quello che ha rappresentato la Galleria nei trentanni della gestione di Ivan Bruschi e nei quasi venti di quelli della Fondazione, è il motore dell’operazione Antiquari a Palazzo. Dal 31 ottobre è stato aperto il nuovo spazio espositivo nel Palazzo della Fonte, con ingresso gratuito dalla Casa Museo Ivan Bruschi: otto sale che formano una preziosa mostra-mercato di mobili, dipinti, sculture e gioielleria d’epoca provenienti da diverse parti d’Italia, portati da antiquari che si susseguiranno a rotazione.
Ne abbiamo parlato con Lucio Misuri, dallo scorso aprile direttore della Casa Museo Ivan Bruschi.
È iniziato un nuovo corso per la Fondazione Ivan Bruschi?
«Sì, l’intento è di raggiungere una maggiore autonomia finanziaria della Fondazione rispetto al proprio amministratore in perpetuo che è Banca Etruria, vale a dire mettere a profitto i vari assets della Fondazione».
Dobbiamo aspettarci un cambio di mission?
«No, anzi. Vogliamo utilizzare il nostro patrimonio di conoscenza del settore per indirizzare e rafforzare ancora di più quella che è stata e deve rimanere la nostra mission: conservare, educare, formare, far crescere l’offerta antiquariale. Vogliamo essere i promotori dell’auspicato innalzamento del livello della qualità proposta. Iniziamo con Antiquari a Palazzo: alcuni prestigiosi antiquari hanno affittato le sale del Palazzo della Fonte adiacente alla Casa Museo Bruschi, così – ad un costo complessivo mensile che va dai 650 agli 850 euro – possono contare su di un’esposizione permanente e non limitata ai due giorni di Fiera Antiquaria e su di un servizio straordinario di vendita diretta da parte dei nostri collaboratori, nonché su varie agevolazioni pensate per i loro periodi di permanenza in città».
Sembra bello...
«È bello. Per antiquari e compratori, una maniera di unire prestigio e sicurezza dell’acquisto per un mercato che potrà riprendersi solo se punterà su qualità, selezione e rinnovamento. Noi stiamo facendo la nostra parte».
Che ne sarà della storica Galleria di piazza San Francesco?
«È presto per dirlo, ma il nostro progetto la vedrà a breve protagonista trainante di turismo culturale, centro di attrazione per gli aretini e per quanti vengono qui da noi soprattutto per gli affreschi di Piero della Francesca. E la Galleria confina con un lato della basilica francescana».
Come è il rapporto con le istituzioni, o meglio con l’amministrazione comunale?
«È di piena sintonia, il progetto che stiamo elaborando per la Galleria lo dimostrerà. Non posso dire di più per il momento. Ma posso confermare che i nostri indirizzi culturali sono ben precisi. Con il nostro consulente Carlo Sisi stiamo lavorando parallelamente sia ad una proposta cadenzata di mostre temporanee sia al progetto più ambizioso di “riportare” grandi opere qui nei loro luoghi d’origine. Con un taglio innovativo sia artistico che di marketing. Abbiamo in cantiere una mostra sul Grand Tour e stiamo per inaugurarne una sui manifesti cinematografici del grande artista toscano Carlo Antonio Longi. Conosciamo e curiamo l’arte del passato ma non disdegniamo quella contemporanea e i nuovi mezzi d’espressione artistica».
Cuore e business…
«Sì, per quanto ci riguarda devono convivere».