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FIRENZE – I numeri parlano chiaro. La Toscana è una regione ferma. Il Pil nel 2024 crescerà dello 0,7%, mentre le ore di cassa integrazione tra gennaio e settembre sono aumentate del 48% sul 2023.

Dati forniti da Ires in uno studio relativo all’economia regionale. E il futuro non promette bene, considerando che da qui al 2030 la sanità dovrà fare a meno di 1,5 miliardi e 85 milioni per i comuni. Questa tendenza si riflette anche sugli stipendi, in particolare nel settore privato. Quello medio è intorno ai 1.300 euro netti mensili (1,1 milioni di persone), con oltre 200 mila lavoratori addirittura sotto la quota dei mille euro.

“I dati – ha spiegato il presidente di Ires Toscana, Maurizio Brotini – confermano che si riduce l’occupazione nei settori industriali (a rischio la vocazione manifatturiera della Toscana), cresce in maniera insostenibile il terziario povero, arretra il lavoro pubblico, si mantengono i profitti anche nei settori industriali e non vengono redistribuiti né in occupazione, né in salari né in investimenti. Dovrebbe preoccupare tutti che il 71% delle ore lavorate totali sono nei servizi, solo il 19% nell’industria e anche il 6% nelle costruzioni vede un arretramento. Per il 2025 stimiamo il consolidamento di queste tendenze negative”.

A dare un senso al tutto è la mappa dei settori occupazionali. Oggi il 71,5% delle ore lavorate in Toscana è nel settore dei servizi, il 18,3% nel settore industriale, il 6,5% nelle costruzioni e il 3,7% nell’agricoltura. In parallelo peggiora la qualità del lavoro: le assunzioni calano del 4%, le cessazioni aumentano del 3% e tra le tipologie contrattuali crescenti a farla da padrone sono i contratti stagionali (+5%). E se i salari, seppur di poco, crescono, vengono mangiati dall’inflazione: nel privato crescono del +1,2% rispetto all’1,3 di inflazione, nel pubblico +2,6%.

“Il lavoro che c’era è sfregiato, quello che arriva è precario. I dati sull’economia toscana ci lasciano molto preoccupati e rafforzano le ragioni per cui abbiamo fatto uno sciopero generale venerdì scorso. Dati che si sommano a un quadro che ci racconta di crisi aziendali paurose, crisi della moda, crisi dell’automotive”, ha evidenziato Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana, che poi ha indicato una possibile via di uscita: “Chiediamo un intervento pubblico, se le aziende vengono aiutate a rimettersi in pista poi ripartono. Una volta c’era l’Iri, in Toscana c’è Fidi, va rifatto qualcosa del genere”.

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