Coltivare un ettaro di frumento duro in Toscana, nel biennio 2009-2010, porta ad una perdita di 24 euro. Sì, l’agricoltore ci rimette per un ettaro coltivato. Per lo stesso ettaro un produttore della Pianura Padana può percepire 790 euro ad ettaro. Una differenza che, secondo Toscana Cereali, dovrà essere riequilibrata con la prossima PAC (Politica agricola comune) 2014-2020, rendendo più competitive le aziende agricole delle zone più svantaggiate, che devono far fronte a rese produttive minori, premi comunitari più bassi e costi di produzione maggiori. Fino ad oggi, quindi, chi poteva contare su terreni più produttivi, ha beneficiato anche di premi comunitari più elevati. I premi comunitari – ricorda Toscana Cereali – si basano sulle rese storiche, e come tali vanno superati introducendo nuovi parametri di valutazione. Un sostegno alle aziende agricole che operano nelle zone svantaggiate, – specifica Toscana Cereali –, significa garantire la presenza dell’uomo nel territorio a tutela e salvaguardia dello stesso a fini ambientali e paesaggistici che sono fonte di attrazione del turismo così come lo è l’arte perla città.


Il nodo Pac – “L’attuale PAC – sottolinea Luciano Rossi, direttore di Toscana Cereali – non distribuisce in modo equo le risorse per il sostegno al reddito. Problema che riscontriamo anche in altri Paesi, in particolare quelli collocati nel bacino del Mediterraneo e dell’Est europeo. La nostra proposta va nella direzione di un pagamento minimo uguale per tutti, per un sostegno del reddito (a ettaro), più una serie di bonus (aiuti supplementari) diretti agli agricoltori che attivano misure agro-ambientali; oltre ad un altro bonus per coloro che si trovano ad operare in zone svantaggiate e di montagna dove l’aiuto sarebbe diretto a compensare gli alti costi di produzione e i vincoli naturalistici, gestione del territorio e sicurezza alimentare. Dal primo documento della Commissione Europea, firmato dall’euro-commissario Dacian Ciolos sembra che si vada nella direzione da noi auspicata. Sia chiaro, il riequilibrio dei premi comunitari – aggiunge Rossi – da noi auspicato, non deve avvenire a danno delle zone più fertili, ma soltanto a vantaggio di quelle che fino ad oggi producono senza un reale ricavo”.


L’analisi di Toscana Cereali – In Pianura Padana, ma anche in Francia o in Germania, ovvero zone ad alta resa produttiva, coltivare i cereali è più remunerativo rispetto ad altre zone a più bassa resa produttiva, come le zone collinari e montane (es.Toscana), e aree dell’Italia meridionale (Sicilia). Ecco perché? Con i prezzi di mercato percepiti nel biennio 2009-2010, pari a 180 euro/tonnellata (TAB.) in Pianura Padana per un ettaro a frumento duro l’azienda agricola percepisce un reddito netto di 790 euro. Una cifra che è data dalla vendita del prodotto, pari a 990 euro (180 €/t X resa unitaria ad ettaro 5,5 ton.); a cui si aggiungono 600 euro di premio comunitario; per un totale di totale 1.590 euro, meno i costi di produzione pari a 800 euro. In Toscana (o altre zone a bassa produttività) le rese sono più basse (3,2 ton/ha) e si ha un valore di vendita di 576 euro, il premio UE è di 300 euro, con 900 euro costi di produzione ad ettaro: ecco che l’azienda non ottiene alcun ricavo dal proprio lavoro, anzi ha una perdita di 24 euro ad ettaro. Ancor più negativo il confronto con la Sicilia, dove le rese medie per ettaro scendono a 2,6 ton/ha, per un ricavo pari a 468 euro. Il premio comunitario è di 200 euro, i costi di produzione sono di 800 euro (più bassi del centro Italia a causa del clima che limita i trattamenti contro le infestanti) per una perdita netta di 132 euro ad ettaro.


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