SIENA – Torna ‘Siena Jazz a Un Tubo’: interrotta dalla pandemia e, dopo un periodo di riflessione imposto anche dalla programmazione, riparte la stagione dei concerti, già una delle più apprezzate proposte del panorama invernale senese.

Ventidue concerti da ottobre a dicembre, per poi riprendere dopo la pausa delle feste con altri spettacoli.

Una storia ricca di eventi e grandi nomi, questa di ‘Siena Jazz a Un Tubo’ che, grazie all’Accademia, ha portato artisti internazionali nel locale in via del Luparello e regalato importanti occasioni alla città, contribuendo ad elevare il suo cartellone.

«Quella tra Siena Jazz – dice il direttore artistico Jacopo Guidi, dalle origini mente e regista di questo festival – e unTubo è una collaborazione che non si è mai interrotta ‘de facto’. Piuttosto, la pandemia ha determinato una sospensione dei concerti. Abbiamo scelto di continuare questa partnership per offrire alla città una prospettiva di musica dal vivo qualitativamente importante. Credo di interpretare un sentire comune affermando che l’esigenza era avvertita dalla ».

Il programma?

«È molto ricco: dal 19 ottobre, sono in programma 22 concerti, per la sola prima parte della stagione fino a dicembre, per poi riprendere dopo la pausa natalizia. Il taglio musicale è naturalmente incentrato sul jazz. Abbiamo costruito un programma diversificato. I martedì un Tubo accoglie le jam session, quindi alla dimensione più spontanea ed immediata di questo universo musicale. Potranno partecipare estemporaneamente i musicisti che gravitano intorno a Siena Jazz, ma non solo; in apertura, le performance di band di studenti dei corsi, che proporranno i loro progetti originali. Il giovedì rimarrà la jazz night per eccellenza, mentre il venerdì sarà dedicato ai progetti ‘jazz-oriented’, che incorporano nuovi linguaggi e soprattutto strizzano l’occhio all’elettronica».

‘Siena Jazz a Un Tubo’, negli anni passati, un cult. La nuova esperienza di questa stagione?

«Sì. In effetti, l’attività del Club fino alla pandemia complessivamente è stata breve; ciò nonostante il nome si è sparso velocemente fino a conquistare un pubblico proveniente anche da fuori Regione, a comparire su riviste specializzate con un interessante richiamo internazionale. Il fermento per la riapertura che avvertiamo in questi giorni, convince a sperare positivamente. I prossimi mesi potranno essere di grande interesse per coloro che amano la musica dal vivo»

Nel passato, ha sempre curato la programmazione di ‘Siena Jazz a Un Tubo’. Adesso è il direttore artistico di Siena Jazz: un ruolo, quindi, che qualifica questo particolare Festival?

«Non posso dire che i due aspetti siano necessariamente connessi. Se la dimensione musicale di club intrinsecamente funziona sul piano qualitativo, non serve che questa sia supportata da fattori esterni. Comunque, la circuitazione di musicisti importanti del panorama jazz italiano e straniero impegnati nelle attività dell’Accademia, sicuramente garantisce una base d’interesse rilevante. Certamente stimola un più vasto scenario, coinvolgendo ambienti artistici e la fruizione da parte dell’utenza».

Un filo conduttore di questa rassegna? I concerti, gli artisti da non perdere?

«Esistono un minimo comune denominatore e un’idea generale. Il programma è, cioè, progettato per offrire una visione il più possibile ampia di tutto lo spettro linguistico che il jazz incorpora: traditional, hard-bop, contemporaneo, free, avanguardia, fino ad arrivare alle incursioni nell’elettronica. Inoltre, potremmo considerare questa prima parte della stagione ‘rosa’. Abbiamo scelto, difatti, di riservare ampio spazio ai progetti al femminile. Rosa Brunello, Camilla Battaglia, Miriam Fornari, Sara Battaglini, sono solo alcune delle ottime musiciste impegnate sul palco del Tubo. Preferisco rimandare al programma, per conoscere nel dettaglio i musicisti che ascolteremo in concerto. Posso, però, affermare che, specialmente nei prossimi tre mesi, nessuno dovrebbe essere perso. Suggerisco di dare un’occhiata al sito e ai nostri social e semplicemente di essere il più possibile curiosi».

Un Tubo: un locale sicuramente interessante ma che, però, soffre di un numero limitato di posti. Le prospettive?

«Sicuramente questo aspetto condiziona e, per l’architettura del locale, difficilmente potrà essere superato. Contemporaneamente, dobbiamo riconoscere, è anche caratterizzante. Chi ama questa musica è abituato a questo tipo di spazio, e il Tubo rappresenta un piccolo gioiello in una città d’interesse artistico e culturale, un ambiente intimo che offre un’acustica di primo ordine. Quindi, la limitata capienza, è più che superata dalla qualità complessiva dell’ambiente che garantisce un’esperienza musicale unica».