Due casi di epatite virale A tra i piccoli alunni di una scuola dell’infanzia di Signa, in provincia di Firenze. I due bambini colpiti frequentano la stessa sezione. Lo rendo noto la Asl Toscana centro spiegando che il primo caso è stato notificato in data 17 aprile, il secondo il 20 aprile. Data la tempistica della comparsa della sintomatologia, si sottolinea, che «si può escludere che il secondo caso si sia verificato per contagio dal primo. Dall’indagine epidemiologica, ancora non conclusa, sui due casi non è al momento emersa l’origine dell’infezione, da ricercare sia all’interno della scuola, che in ambito amicale o familiare».
Incubazione da 15 a 50 giorni L’unità funzionale di igiene, sanità pubblica e nutrizione della zona Fiorentina nord-ovest si è attivata per predisporre gli interventi per contenere al massimo la possibile circolazione del virus. Predisposta e in parte già attuata la vaccinazione dei familiari e organizzata una seduta vaccinale per i compagni di classe e per collaboratori e operatori scolastici. Sono stati anche informati i pediatri «di libera scelta della zona, al fine della sorveglianza sanitaria dei propri assistiti. E’ stato inoltre programmato un intervento di sanificazione della scuola, come previsto dalla procedura aziendale». L’Asl ricorda che il virus responsabile dell’epatite A (Hav) è un picornavirus appartenente al genere degli Hepatovirus. La malattia ha un periodo di incubazione che va da 15 a 50 giorni e un decorso generalmente autolimitante e benigno. Sono pure frequenti le forme asintomatiche, soprattutto nei bambini. Una quota delle infezioni, specialmente se contratte in giovane età, rimane asintomatica. I pazienti, spiega ancora l’Azienda sanitaria, «guariscono completamente senza mai cronicizzare; pertanto, non esiste lo stato di portatore cronico del virus A, né nel sangue, né nelle feci. La trasmissione avviene per via oro-fecale. Il virus è presente nelle feci 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi e fino a una settimana dopo. In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza)».