“The show must go on”cantavano i Pink Floyd nel ’79, prima che i Queen pubblicassero l’omonima canzone capace di entrare nell’immaginario collettivo. Lo spettacolo continua anche al PalaEstra, dove la Mens Sana ha compiuto l’ennesima impresa di questa annata incredibile: la vittoria contro Roma in gara 5 è valsa l’accesso all’ottava finale consecutiva, proprio in occasione della sessantesima partita stagionale dei biancoverdi.
SuperHaynes Dopo una brutta gara 4 in terra romana Haynes ha sfoderato una prestazione da assoluto campione per trascinare la Mens Sana in finale. 73% dal campo per il play biancoverde, un dato assolutamente fantascientifico senza considerare i dieci tiri liberi mandati a bersaglio e i ventinove punti finali. Marquez ha rappresentato in questi mesi l’ancora di salvezza per i biancoverdi, andando a ricoprire alla grande quel ruolo di leader e accentratore di gioco che la partenza di Hackett aveva lasciato vacante. Attualmente le difese mettono su di lui le stesse attenzioni che mettevano su Hackett, permettendo così al gioco della Montepaschi di dispiegarsi al suo meglio, proprio come in gara 5. Una partita in cui però le cose si erano messe male per la Mens Sana, dopo una brutta partenza; oltre a questo l’infortunio di Ress alla gamba aveva fatto temere il peggio. Ma il capitano è riuscito a rientrare (con una gamba fasciata proprio come l’anno scorso) ed è stato ancora una volta fondamentale nella volata che ha portato in dote la vittoria.
#somethingdifferent L’importanza della partita la si è vista dal fatto che Crespi è rimasto per quasi tutto il secondo tempo a sedere in panchina, lasciando a Magro il compito di chiamare gli schemi. Tanta emozione anche per il capo coach, autore del famoso motto che ha accompagnato la Mens Sana per tutto l’anno : quel “something different” che era risuonato anche lo scorso anno, ma che mai come ora sembra adattarsi a una squadra che attualmente gioca il miglior basket d’Italia, senza se e senza ma. Questo non vuol dire che è la favorita, perché formazioni come Milano o Sassari possono vincere anche solo grazie al talento individuale spropositato di cui sono dotate, vuol dire semplicemente che in tanti devono essere orgogliosi di quello che questa squadra sta facendo vedere. Non è un caso quindi se Crespi ha deciso di presentarsi in conferenza stampa proprio con la maglietta da lui realizzata a inizio anno, con la scritta “somethingdifferent”, a ribadire che i suoi ragazzi hanno compiuto qualcosa di speciale. Nell’ora più buia la Mens Sana si è garantita altre quattro partite di sopravvivenza, altre quattro partite di speranza e di sogni.
La finale che non ci doveva essere A inizio anno questa finale era senza dubbio considerata il massimo risultato ottenibile, ma quella era una squadra che ancora aveva nel suo roster il giocatore che aveva dominato l’ultima annata. Quando tutto sembrava sprofondare in Viale Sclavo nessuno osava sperare in un tale miracolo, adesso quello che il popolo biancoverde può fare è sedersi e ammirare lo spettacolo che nessuno aveva pronosticato. La Mens Sana è ancora lì, pronta per lo scherzo del secolo come già qualche tifoso ha detto, senza alcuna pressione, col proprio basket in cui aver fiducia e a cui aggrapparsi. La Mens Sana è ancora lì perché se anche il prossimo anno non sarà a calcare i campi della Serie A quello scudetto gli va scucito dal petto. E non sarà facile.