Dopo trent’anni di guida sotto la famiglia Manuli di Milano, le Terme di Saturnia stanno per passare la mano. Un cambio epocale che interessa non soltanto le due parti in causa della trattativa, ma anche un intero lembo di territorio legato a doppio filo con quel complesso turistico famoso anche all’estero. Quaranta milioni di euro: a tanto ammonterebbe il costo dell’operazione che si tinge dei colori statunitensi. Un’offerta arrivata da due investitori riuniti in un unico veicolo finanziario chiamato Dovers, pronti ad annunciare anche un nuovo piano di sviluppo.
Era da tempo che circolava la voce di un’offerta concreta per rilevare il pacchetto delle Terme di Saturnia e nelle ultime settimane questa indiscrezione ha preso sempre più corpo. La settimana scorsa, poi, Milano Finanza ha dato la notizia, rompendo gli indugi. Con un’operazione da 40 milioni di euro il famoso complesso turistico sta per essere acquistato da due investitori: il fondo americano York Capital (già nel capitale di Monte dei Paschi) e Feido, la società di Investimenti e Advisory di finanza immobiliare nei settori del real estate guidata dal manager Massimo Caputi.
La trattativa è stata mediata da due studi legali e ha visto come oggetto un pacchetto che comprende diversi ettari di terreno, l’hotel 5 stelle (140 stanze), bar, ristoranti, piscine e impianti sportivi, ma ricade anche sul territorio mancianese, dato che, oltre ai centottanta dipendenti diretti delle Terme, sono molte le attività che vivono sulle ricadute dell’impianto. L’intenzione degli acquirenti – che hanno creato all’uopo un veicolo finanziario ribattezzato Doyers – è quella di investire per potenziare ulteriormente l’offerta turistica, termale e sportiva.
Negli ultimi quindici anni il business intorno a Saturnia ha fatto registrare una costante crescita e un notevole aumento di presenze, che hanno raggiunto le centinaia di migliaia all’anno. Solo nel 2016 – secondo i report pubblicati da Milano Finanza – le presenze complessive sono calate per la prima volta dell’1 per cento, facendo registrare una perdita di esercizio di 1,17 milioni di euro, contro l’utile di 475mila del 2015. Forse anche questo ha spinto i Manuli a prendere in considerazione la proposta di acquisto di York e Feidos, mediata per la parte acquirente dallo studio Molinari e dallo studio legale Chiomenti per la famiglia Manuli.