Confesso che all’inizio sono stato colto di sorpresa, come preso in contropiede. Non capivo come mai, all’improvviso, arrivassero comunicati, notizie e dichiarazioni sulle terme, argomento di solito ignorato.
Poi ho capito. E’ stata depositata in Parlamento – sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica – una proposta di legge del Partito Democratico per il riordino del settore termale in Italia.
Una proposta di legge che, se riuscirà ad essere approvata prima della fine, anticipata o regolare della legislatura, prevede l’istituzione di un “Fondo per la riqualificazione termale”, con una dotazione annua di 20 milioni per il triennio 2017-2019 ed uno stanziamento di 15 milioni di euro annui, sempre per lo stesso triennio, volto a favorire la “dismissione del patrimonio immobiliare termale pubblico e l’attuazione di politiche virtuose di privatizzazione finalizzate al definitivo rilancio degli stabilimenti termali ancora gestiti dagli enti territoriali”.
Ed allora tutto mi è diventato chiaro: appena si parla di soldi, ecco che tutti si danno da fare per sgomitare e riuscire a portare a casa – peraltro legittimamente – qualche soldo che non fa mai scomodo. La legislatura ha pochi mesi davanti, ma proprio per questo l’approvazione potrebbe essere fulminea: stanziare soldi pochi giorni prima delle elezioni è una abitudine a cui nessun partito di governo (e non solo in Italia) rinuncia. Ora bisogna essere sinceri: questi soldi per un settore termale fatto di 378 stabilimenti, 60.000 addetti (tra i diretti e l’indotto) e produce un fatturato annuo di 800 milioni di euro – sono una mancia identica ai famosi 80 euro: ovvero sufficienti ad alimentare qualche clientela locale, ma inadeguati ad un settore che avrebbe bisogno di ben altri interventi e che viene tenuto in piedi, con gravi perdite ogni anno, solo per non licenziare chi ci lavora. Ma è chiaro che per deputati e senatori che hanno il collegio in uno dei 170 comuni termali italiani, e per amministratori locali ed associazioni di categoria, si tratta invece di una cifra su cui impostare le proprie campagne elettorali.
I più spudorati sono stati quelli di Federalberghi, che hanno costituito il 2 febbraio – oh, guarda caso! – un nuovo “sindacato italiano delle località e delle imprese termali e del benessere, consapevoli dell’importanza che le terme assumono per lo sviluppo del sistema turistico italiano”. In altre parole, hanno messo in piedi un soggetto che ha un solo scopo: avere un posto a tavola – con piatto, tovagliolo, forchetta e coltello – se e quando ci saranno questi benedetti milioni di euro da dividere.