Ha ferito la ex moglie sferrandole due fendenti con un cacciavite colpendola al braccio e al torace. E’ quanto accaduto ieri in strada a Sarteano (Siena) quando la donna, 27enne, è andata a riprendere il figlio che aveva in affido dopo la separazione a casa dell’ex marito, 36enne di origine albanese. L’uomo è stato bloccato da alcuni vicini accorsi in strada dopo aver sentito le urla della donna. Gli stessi hanno avvertito i Carabinieri che, una volta giunti sul posto, lo hanno arrestato per tentato omicidio.
Ascoltata in ospedale La donna è stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena dove è tutt’ora ricoverata ma non in pericolo di vita. Questa mattina è stata ascoltata dai Carabinieri.
Sulla vicenda interviene Assunta Bigelli, presidente dell’associazione “Amica Donna” che gestisce il centro antiviolenza della Valdichiana Senese esprimendo in un Comunicato la propria indignazione per l’accaduto. «La donna – scrive l’associazione – si era rivolta al nostro Centro Antiviolenza da tempo e, circa 6 mesi fa, era stata allontanata da casa con inserimento in struttura protetta, in accordo con i servizi sociali e le forze dell’ordine, dopo un primo tentativo di aggressione fisica da parte del marito alla presenza del figlio minore. La donna, pur avendo denunciato l’accaduto e manifestata la paura per la sua incolumità e per quella del figlio, non otteneva alcun provvedimento a sua protezione da parte della Procura di Siena nonostante fosse stata tempestivamente allertata dalle forze dell’Ordine e dal nostro centro antiviolenza».
«Solo nel mese di febbraio di questo anno il Tribunale Ordinario di Siena aveva disposto unicamente gli incontri protetti del padre con il figlio alla luce di quanto accaduto. Il momento della denuncia, da parte delle donne, diventa molto pericoloso in quanto troppo spesso i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria tardano ad arrivare aumentando così il rischio che la violenza venga di nuovo esercitata nei confronti della donna e dei figli e delle figlie».
«Nonostante il grande impegno da parte del nostro Centro Antiviolenza e delle forze dell’Ordine, le donne non vengono credute ed in attesa dell’accertamento del reato viene tutelato il solo diritto del padre a vedere i figli/e e non il diritto della madre e dei figli/e di non essere più esposti alla violenza del padre così come previsto dalla tanto citata e poco applicata Convenzione di Istanbul».