Per parlare del futuro della Città e di banca Mps non possiamo dimenticarci del presente (che comprende anche il suo passato più recente). Una fitta agenda di udienze di Tribunale a Siena, Firenze, Milano sono là a scandire il trascorrere del tempo. Ma rischiamo di perderci nel labirinto della Giustizia se non ci soffermiamo ogni tanto a osservare quel che oggi è stato accertato e ciò che è ancora da accertare, almeno da un punto di vista processuale, ben sapendo che il giudizio storico i senesi (e gli italiani) lo hanno già espresso. Per questo è giusto che Maurizio Montigiani ricostruisca per noi la vicenda, uno che la conosce bene e che con grande spirito civico ne ha fatto una battaglia personale e collettiva per arrivare il prima possibile alla fine di questa storia e avvicinare il più possibile la Verità, bella parola (M.T.).

di Maurizio Montigiani

Se già difetto dei titoli accademici per commentare le notizie finanziarie, ma gli eventi poi hanno sempre dimostrato che “ci chiappo”, figuriamoci per le tematiche giuridiche. Credo, tuttavia, che occorra mettere un fermo a tutte le false credenze popolari che si stanno propagando riguardo agli sviluppi dei vari filoni processuali inerenti Mps. Non partiremmo a narrare dal fondo se non fosse di lunedì scorso la notizia della richiesta di rinvio a giudizio a Milano anche per Fabrizio Viola e Alessandro Profumo per falsi nei bilanci dal 2012 al 2015 compreso, a complemento di quanto martedì mattina stesso andava in udienza per gli anni dal 2009 al 2011 a carico di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.

Stesse ipotesi di reato. Comportamenti così consequenziali che, per il parere degli avvocati che opponendosi ne hanno evitato l’archiviazione, lascerebbero intravedere un non estinguersi delle conseguenze dei primi reati, annullandone così ogni ipotesi di prescrizione. E già non sarebbe poco. Poi ci sarebbe l’aggravante della transnazionalità, giri su paradisi fiscali esteri e addio giri a cavallo!

Partiamo dall’inizio. In realtà tutto è cominciato molto prima, sebbene non esista un filone d’indagine per l’acquisto di Banca del Salento – ricorderete tutti che le perquisizioni di maggio 2012 che sarebbero partite da un esposto anonimo interno diretto a Consob – miravano anche a ricostruire il sovrapprezzo pagato per Antonveneta. Uscirono poi anche intercettazioni nel 2010 su Ampugnano in cui Piero Fassino voleva fare il punto totale con Mussari mentre la storia degli otto bonifici erano già usciti a partire dal 2008. Le prime condanne ci sono già state nel processo che si è tenuto a Siena, superiori ai tre anni canonici e riguardavano lo stralcio per l’occultamento dell’accordo di rinegoziazione del derivato Alexandria con Nomura per coprire le perdite maturate; la prima deposizione di Mussari lo vide accolto da monetine (all’ingresso) e da insulti (all’uscita) ed i quotidiani di tutta Italia aprirono le prime pagine del 16 febbraio 2013 con le foto. Il processo in appello è in corso a Firenze.

Intanto, Milano ha avocato a sé i filoni principali, come si compete per i reati finanziari che si concretizzano con la pubblicazione di prospetti falsi sul circuito borsistico; a Siena è rimasto il processo “all’incontrario” nei confronti della vedova di David Rossi e di un giornalista che ne pubblicò le ultime mail. E sul giallo della morte dell’ex capo comunicazione di Mps si attende un pronunciamento dopo gli approfondimenti richiesti con la riapertura delle indagini su quegli ultimi momenti di vita e come questa abbia avuto fine. Vedremo deporre chi firmò l’autorizzazione di Banca d’Italia al dissanguamento per l’aumento di capitale 2008 che portò all’auto-AfFondazione per la campagna elettorale 2011 in occasione di quello del 2012? Era un tal Mario Draghi, che ora presiede quella BCE che dovrebbe autorizzare la ricapitalizzazione preventiva in vista dell’intervento del Tesoro. Preventiva, bella parola; cioè prima occorre dimostrarsi solvibili ripianando le perdite con i fondi propri ovvero, degli obbligazionisti subordinati, per la verità. Bella parola.