Quella massima di Bertolt Brecht in La vita di Galileo è nota e citatissima: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Così risponde Galileo al giovane Andrea che, al contrario, riteneva iellato il paese privo di eroici riferimenti. La tesi di Bertolt-Galileo è a suo modo ineccepibile. In natura gli eroi non esistono, essi sono solo il prodotto della finzione letteraria (“La natura non potrebbe fare un cavallo grande per venti cavalli, né un gigante dieci volte più alto di un uomo…”). Dunque, se nella vita ciascuno persegue la verità e una fiduciosa ricerca del bene, l’eroismo non ha ragione d’essere; è pura astrazione, addirittura ‘cattivo’ esempio.
Brecht, che aveva vissuto il dramma di due guerre, sapeva, però, benissimo che gli eroi nascono poiché gli esseri umani, non avendo affatto connaturale il bene (e nemmeno il buon senso), ogni volta che raggiungono il fondo del male (o più semplicemente del malessere) hanno bisogno di affidare a qualcuno – lui sì, eccezionale – il loro riscatto, la catarsi, la propria inadeguatezza. E’ in questa maniera che i molti possono praticare ingiustizia, odio, sopruso, delitti, inettitudine, tanto o prima o poi arriva l’eroe che, su delega, compie il lavacro delle coscienze. Eroi per scelta, vocazione, coerenza, generosità, megalomania, orgoglio, eroi per caso. Ma pur sempre icone necessarie alla nostra mediocrità. Sorge, allora, il personaggio straordinario – spesso suo malgrado – che ripristina il bene (il mito del bene), pone a misura l’asticella del livello morale che la maggioranza ha aggirato con astuzia o che improvvisati atleti hanno scompostamente abbattuto. L’immaginario collettivo costruisce il gigante di cui Brecht parlava: per salirgli sulle spalle, per aspirare, bluffando, a una nobile identità (singola, comunitaria, persino globale).
Oggi, peraltro, lo status di eroe è conquistabile al ribasso. In una situazione già non più ‘liquida’ ma limacciosa, dove tutto appiattisce sul nulla, diventare dei valorosi è facilissimo, non sapendo rispetto a cosa debba misurarsi il valore. L’ultimo nato, ad esempio, è un bambinone di 24 anni, alto 1 metro e novanta per 88 chili di peso, per uno stipendio di 4,5 milioni di euro all’anno destinati a diventare 11 (ultime notizie), che (se e quando vuole) calcia divinamente il pallone. E’ lui – non a caso chiamato super Mario – l’eroe del momento, al netto delle sue bizze e degli imbecilli che gli urlano ‘sporco negro’.
Forse è vero. Felice la terra che non ha bisogno di eroi. Quelli veri (onore a loro!) che interpellano la nostra codardia; quelli fittizi, frutto della nostra pochezza.