Tempi duri per i sindacati. Quelli confederali dichiarano un giorno sì e l’altro anche la guerra al governo Monti, portando lavoratori e pensionati in piazza contro la manovra  «SalvaItalia». Quelli di categoria devono far fronte all’emergenza lavoro e occupazione in ogni realtà, e riescono con grandi difficoltà a barcamenarsi tra aziende che chiudono, delocalizzano, licenziano, tagliano, non pagano stipendi.

Ma i tempi sono duri anche per i sindacati dei bancari. O perlomeno per quelli della Banca Mps che sono stati sorpresi dalle recenti novità senza che nessuno li avvisasse e sembrano rincorrere l’improvvisa accelerazione che l’«era Ceccuzzi» ha imposto ai vertici di Banca e Fondazione Mps (nei suoi primi sei mesi da sindaco sono già saltate le poltrone del Provveditore Parlangeli e ora del Dg Vigni).

La presa di posizione «Affermiamo la nostra contrarietà rispetto ad un'operazione che apparirebbe come ricerca di responsabilità a senso unico. Si tratterebbe, infatti, di una decisione incomprensibile, non giustificata a livello di progetto industriale e di raggiungimento degli obiettivi, organizzativi e reddituali, prefissati. Se si vuole aprire il capitolo delle responsabilità occorre farlo partendo da chi in questi anni ha ricoperto incarichi istituzionali sia a livello di Banca che di Proprietà e che quindi ha la totale responsabilità delle scelte effettuate. Impostazioni diverse da questa, anzi palesemente in contraddizione, troveranno la ferma opposizione dei lavoratori e delle OO.SS».

25 anni di sindaci sindacalisti L’indicazione della futura nomina a direttore generale di Fabrizio Viola, annunciata la sera del 30 dicembre (leggi), ha così risvegliato le organizzazioni sindacali dal torpore in cui erano cadute negli ultimi tempi. E si sono ricordati che, un tempo, dentro quella serie di sigle (Dircredito Fb, Fabi, Fiba-Cisl, Cgil Fisac, Uilca, Ugl Credito) stava la più potente fucina di amministratori pubblici della provincia di Siena, capace di esprimere negli ultimi 25 anni, più o meno direttamente, gli ultimi tre sindaci di Siena (Vittorio Mazzoni della Stella, Pierluigi Piccini, Maurizio Cenni). In pratica i controllori della Banca stessa. Poi, solo per Mazzoni c’era stato il salto ai vertici della Banca, per lungo tempo vicepresidente ed anche presidente pro tempore, mentre per Piccini l’uscita da Palazzo pubblico era stata “compensata” dalla direzione di Mps France a Parigi, mentre Cenni è rientrato in banca e lì promosso.

Ma ora i tempi sono cambiati. Ora, lo ha ribadito l’attuale primo cittadino, è iniziata l’era della «discontinuità». L’attuale sindaco non si è formato le ossa facendo il sindacalista in banca. E i sindacati lo sanno. E, forse, lo temono.