«In un momento di crisi del carcere ci deve essere spazio per l’arte, la bellezza e la cultura. L’esperienza di 30 anni della compagnia di Armando Punzo è così starordinaria che deve essere valorizzata e merita una sede di teatro stabile nel carcere di Volterra». Così il garante regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dei progetti per la costruzione di un teatro stabile nella fortezza medicea.
Il garante: «Rompere il guscio di immobilismo» «C’è un’idea, ci sono i finanziamenti e ci sono i progetti – ha ribadito Corleone – adesso è il momento di rompere il guscio di immobilismo incredibile ed incomprensibile e di partire con i lavori». L’impegno di chi da anni si batte perché siano create le condizioni strutturali per svolgere con pienezza tutte le attività teatrali, ha portato allo stanziamento di un finanziamento specifico da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma i diversi progetti presentati hanno trovato il parere avverso delle autorità competenti. Da qui, è partita una campagna per la raccolta di firme a sostegno dello sviluppo dell’attività teatrale nella casa di reclusione che ha già portato a oltre 500 firme. La richiesta che emerge è quella di trovare una soluzione che risponda a tutte le esigenze per sviluppare le potenzialità che l’attività teatrale nella Casa di reclusione di Volterra contiene. L’architetto Ettore Barletta, direttore dell’ufficio tecnico dell’amministrazione penitenziaria ha presentato anche un ulteriore studio per la realizzazione di una sala con 200 posti per la fruizione del pubblico, un progetto che ancora deve essere sottoposto ai pareri tecnici e della Sovrintendenza. Si tratterebbe di costruire una sala teatro nel Bastione del Cassero, una zona che al momento non viene utilizzata.
Locali di fortuna e inadeguati Il direttore artistico del Teatro di San Pietro di Volterra e del festival VolterraTeatro, Armando Punzo, ha mostrato un video sui 30 anni di attività, che racconta un lavoro portato avanti con fatica in locali di fortuna e inadeguati (una cella di tre metri per nove) e di spettacoli interni alla fortezza che si sono svolti, teatralizzando cortili dell’aria e ambienti di servizio. Punzo ha, infine, ricordato che la lunga esperienza della Compagnia nel carcere, sviluppata a partire dal 1988, ha modificato geneticamente un carcere che in passato era noto per la sua durezza e il suo isolamento. Ha attraversato lo spazio della pena, costruendo ponti con la società esterna e realizzando una metodologia di lavoro teatrale apprezzata e studiata a livello internazionale.