caveSe il teatro si fonde con le tecnologie più avanzate di realtà virtuale, il laboratorio diventa un palcoscenico dove gli attori recitano muovendosi all’interno di uno spazio fisicamente vuoto, ma popolato dalle scene virtuali che si “generano” di volta in volta, variando a seconda del testo interpretato o della performance frutto dell’ispirazione estemporanea. Il primo ciclo a livello mondiale di performance artistiche di ispirazione teatrale in ambienti e con scene virtuali – visibili indossando particolari maschere tanto agli artisti quanto agli spettatori – debutta mercoledì 26 ottobre in Italia, a Pisa, grazie alla collaborazione tra l’Accademia Teatrale di Firenze e il Laboratorio di Robotica Percettiva (Percro) dell’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, Informazione, Percezione) della Scuola Superiore Sant’Anna, dopo un test che ha coinvolto il XXX canto dell’Inferno dantesco.

Teatro virtuale La “prima”, in realtà una prova aperta agli spettatori, è ospitata nella sede del Laboratorio Percro, dove gli attori sperimentano la potenzialità degli ambienti virtuali tridimensionali. In questo contesto, pensato come luogo dove fare ricerca, con tecnologie immersive  (virtuali) di altissimo livello tecnologico, gli interpreti modificano e moltiplicano gli spazi della fantasia e delle ambientazioni possibili per commedie o drammi.  In occasione del debutto di mercoledì 26 ottobre Pietro Bartolini, direttore dell’Accademia teatrale, e Massimo Bergamasco, direttore dell’Istituto Tecip della Scuola Superiore Sant’Anna, nonché fondatore del Laboratorio di robotica percettiva, definiscono la performance teatrale che andrà in scena (virtuale) come “un’esplorazione poetica di spazi virtuali”. Le successive prove aperte diventeranno parte integrante di sperimentazioni che si ambienteranno grazie a tecnologie di realtà virtuale e tridimensionale, pronte a illustrare testi scelti di volta in volta. A conclusione di questo ciclo andrà in scena a Firenze uno spettacolo ambientato in un teatro tradizionale, ma con scenografie virtuali tridimensionali.

Svolta tridimensionale per la rappresentazione scenica Durante la fase di sviluppo di nuove tecnologie,  la svolta tridimensionale della rappresentazione teatrale è seguita dal gruppo “Arte, Cultura, Educazione” del Laboratorio di robotica percettiva del Sant’Anna di Pisa, coordinato dal ricercatore Marcello Carrozzino. Il connubio fra teatro e realtà virtuale è stato sperimentato per la prima volta in estate come attività didattica degli studenti delle accademie di Londra, Berlino, Bruxelles, Firenze, e in questo contesto ha preso forma la prima rappresentazione, il XXX canto dell’Inferno di Dante Alighieri, narrato da Pietro Bertolini, immerso in scenari virtuali e tridimensionali che richiamavano il mondo della prima cantica della “Commedia” dantesca. «Si tratta di un progetto dall’eco globale, innovativo e impensabile fino a poco tempo fa – commentano Pietro Bartolini e Massimo Bergamasco – alla scoperta di nuove tecnologie interattive che apriranno scenari rivoluzionari nel campo del teatro e  delle arti performative. Al pari del cinema, della letteratura e del teatro, la realtà virtuale è considerata una delle tante forme narrative possibili. Lo sviluppo di una pedagogia teatrale mirata allo studio interpretativo, fondato su realtà virtuale tridimensionale, ha già suscitato un forte interesse da parte di istituzioni europee. Questo innovativo strumento permette infatti all’attore di vivere esperienze reali in mondi ricreati su scenografie virtuali dove si può interagire in libertà con gli elementi presenti».