Ha vinto Tavecchio. Quella pellaccia! Direbbero nel vecchio West…
Il discorso di insediamento è stato degno di una convention americana, quella con i coriandoli e la gente travestita da Elvis Presley. Alla fine c’è scappata pure la lacrimuccia di commozione.
Lo capisco. Il personaggio suscitava una certa tenerezza, e lui per primo deve aver sofferto di una battuta ingenua e infelice che alla fine gli è costata la faccia e un bello spaghetto.
Non gli avrei dato una lira, a un certo punto. Dopo il discorso delle banane, il suo fronte si stava sgretolando giorno dopo giorno. Devono averlo ricompattato in fretta e furia con i soliti metodi, quelli da sottoscala della politica. Quei metodi alla Scilipoti, per intendersi: una promessa qua, una concessione là e via andare. «Segui il corso dei soldi, figliolo, e troverai la verità…» diceva il cinico Michael Douglas-Gordon Gekko al giovane Martin Sheen in “Wall Street”, film del 1986.
L’impressione è che di soldi si tratti, sempre e comunque. Mica di riforme, o di linee guida per darsi un’organizzazione.. Semplicemente di un bottino da spartirsi, come succedeva appunto nel vecchio West dopo la rapina alla banca. Uno a me, uno a te. E Tavecchio, in questo, deve essere sembrato più garante degli altri.
C’era da sperare in Albertini, ma era un cavallo bolso. Alla fine non lo avrebbe votato neppure sua madre.
Tavecchio ha 71 anni, guida la Lega Dilettanti da 15 e del dirigente dilettante ha l’età media e anche il fisico. Mi permetto di dirlo perché è una figura che conosco benissimo: i dirigenti del calcio dilettanti li ho bazzicati per una trentina d’anni, e conosco come ragionano e come si comportano. Fatte le logiche e dovute eccezioni.
Ricordo un convegno molto partecipato dove presero la parola in molti: già allora si parlava di crisi dei dilettanti, ed ognuno di loro levò alti lai mettendo in campo parole tipo “valori”, “programmazione”, “missione”. Il Dirigente federale che presiedeva (sveglio) alla fine mi prese da una parte e mi confidò: «Li hai sentiti? Dopo tutta questa retorica, nella prossima stagione abbassagli le tasse, dagli un paio di arbitraggi favorevoli e vedrai che li fai tutti contenti»..
Per questo la sua candidatura (e la sua elezione) mi ha inorridito. Le banane non c’entrano niente, e d’altronde un Presidente FIGC non ha nessun tipo di potere, se non quello di fornire una buona immagine.
Ci voleva però una scossa, una scelta almeno formale di grande discontinuità. Invece, per curare un malato grave si è chiamato al capezzale un medico buono giusto per una pomata sopra un foruncolo.
Ma forse proprio quello è il motivo per il quale andava eletto.