Fino al 2010 costruiva, ristrutturava, vendeva immobili e gestiva condomini e la sua famiglia non aveva certo problemi. Ora Andrea Rossi, 54 anni, di Rufina (Firenze), che da anni vive facendo il lavapiatti in un ristorante, rischia di perdere definitivamente tutto. Eppure ha presentato una denuncia per usura contro un istituto bancario nazionale e il Gip del Tribunale di Firenze, Anna Liguori, dopo aver archiviato la posizione degli impiegati della filiale della banca, ha chiesto al Pm Paolo Barlucchi di aprire un fascicolo nei confronti dei vertici della stessa banca.
Beni all’asta Un atto che richiederà, probabilmente, più tempo di quanto non ne abbia a disposizione Rossi: il 30 gennaio andranno all’asta i suoi beni personali, la casa alla Rufina, e il 25 febbraio quelli dell’azienda, 17 unità immobiliari nel Grossetano. L’avvocato Simone Gasparroni, difensore dell’imprenditore ha presentato stamani una nuova istanza di sospensione dell’asta: la prima era stata respinta. Tutta la vicenda nasce da 3 assegni che Rossi aveva dato in pagamento a un artigiano pensando di avere la copertura necessaria in una banca locale con la quale aveva rapporti da sempre. Appena capito che così non era l’imprenditore coprì immediatamente la cifra ricevendo assicurazione sul fatto che non sarebbe partita la procedura della Centrale d’allarme interbancaria. Invece, dopo poco, all’imprenditore vennero pignorati i beni e tutte le banche chiesero l’immediato rientro dei fidi a lui assegnati.
Tassi fino al 30% Negli anni Rossi ha denunciato le banche, e le inchieste hanno stabilito che sui conti erano stati applicati tassi del 15-20%, e in alcuni casi fino al 30%. Per alcune banche l’inchiesta è stata archiviata, pur riconoscendo l’applicazione di tassi usurai. Per un istituto nazionale è ancora aperta. «Se dovessero riconoscere che ho ragione – conclude Rossi – tutto sarebbe inutile: una volta venduti all’asta i beni miei e della società non mi resterebbe niente».