Ritorna la tassa di soggiorno dalle ombre della storia ma non per tutti i comuni. Nata un secolo fa (nel 1910), riformata in epoca fascista, scomparsa nel 1989, oggi torna ad essere applicata per la gioia di alcuni sindaci (leggi servizio) la tassa per i turisti che soggiornano negli alberghi. Una gabella che però non potrà essere applicata da tutti i comuni, come previsto dalla legge sul federalismo fiscale n. 42/2009, ma solo i capoluoghi di provincia, le unioni di comuni ed i comuni d’interesse turistico. L'imposta, che dovrà essere applicata secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo, ha il limite massimo di 5 euro per notte di soggiorno.
 
Il regolamento approvato dal Governo Lo scorso 2 novembre il Governo ha approvato lo schema di regolamento, in applicazione del decreto legislativo 23/2011, e adesso la parola è alla Conferenza Stato-Città e autonomie locali ed al parere del Consiglio di Stato. Unionturismo si aspettava anche qualche indicazione in più «sulle modalità applicative del tributo», ma intanto la tassa è ormai diventata un dato di fatto. E nei prossimi bilanci di previsioni saranno molti i sindaci che la metteranno tra le poste in entrata. Con un obbligo però, ribadiscono anche gli addetti al settore «l’imposta è finalizzata esclusivamente al finanziamento totale o parziale degli interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive».
 
Riduzione Iva alberghiera Intanto, sempre Unionturismo torna a chiedere al Governo di investire nel settore anche attraverso una riduzione dell’Iva alberghiera. «In un clima di spese pubbliche da contenere e selezionare, può sembrare fuori luogo sostenere la tesi di maggiori investimenti pubblici nella promozione e più sgravi fiscali per il comparto dell’offerta turistica. Pensiamo ai fondi messi a disposizione dell’Enit del tutto insufficienti e all’iva alberghiera ancora ancorata al 10%, mentre in altri Paesi europei è compresa tra il 6 e l’8%. La riduzione del tributo – continua Unionturismo – renderebbe le offerte ricettive decisamente più competitive sul piano europeo. E pensiamo anche all’imposta di soggiorno cui molti comuni ricorrono (ora anche col placet governativo) per arginare le spese, mettendo in difficoltà gli albergatori.
 
Insomma, gli albergatori possono anche accettare di fare da esattori di gabelle altrui. Ma chiedono in cambio una riduzione dell’Iva.