«La fase più acuta della crisi dell’Università è alle spalle, abbiamo rimesso il treno sui binari e stiamo ripartendo». Queste le parole del Rettore Angelo Riccaboni in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico (scarica l'intervento). Ma, proprio mentre il Rettore le stava proferendo, altre frasi giungevano dalla strada: «Riccaboni sei circondato, esci con le mani in alto». Questo è uno dei tanti slogan urlati dagli studenti radunatisi davanti al Rettorato.
Non c’è Profumo di confronto L’occasione per far sentire la propria voce era di quelle importanti, infatti, visto che era prevista la partecipazione del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo; dopo aver dato forfait all’inaugurazione dell’anno accademico alla Bicocca di Milano, due giorni fa, anche a Siena il ministro del Governo Monti non si è fatto vedere. La mancata partecipazione di quello che doveva essere il principale destinatario della contestazione non ha però fermato gli studenti e i lavoratori dell’Università, accorsi per far sentire la propria voce.
Gli slogan della protesta «Siamo qui perché contestiamo i saperi blindati – dichiara la studentessa Rosa Barnaba – non accettiamo la privatizzazione in corso a cui anche il ministro Profumo sta partecipando, restando sulla scia della riforma Gelmini». Un pensiero condiviso da molti visto che, dopo poco, ai ragazzi dell’associazione studentesca Link presenti si aggiungono molti altri studenti fino a formare un gruppo coeso di circa duecento manifestanti. La polizia si vede costretta a farli avvicinare all’ingresso del Rettorato, ma gli animi continuano ad agitarsi: «Doveva esserci Profumo, chiediamoci perché non è venuto – commenta il neo eletto al Senato Accademico Francesco Bianchi – viene il sospetto che stia cercando di rifuggire le contestazioni; stiamo assistendo a un processo completamente sbagliato di privatizzazione, e dentro al Rettorato cosa si fa? Si celebra la rovina dell’Università di Siena. Diamo il benvenuto ai privati nel Cda, che ormai ha assunto un ruolo predominante nella vita universitaria».
Ferita ancora aperta «Lo ripeto – dichiarava intanto Riccaboni -. Non siamo ancora usciti completamente dalle difficoltà. Anche perché le questioni emerse erano talmente gravi che ci vorrà tempo prima di poter affermare che la profonda ferita che quest’Ateneo ha sofferto è stata rimarginata completamente».
Scatta il blitz, si chiude la porta del Rettorato Nel frattempo in strada i cori si susseguono ed è evidente che alcuni manifestanti abbiano in mente qualcosa, le persone assiepate dietro alle transenne della polizia aumentano gradualmente finché non scatta il blitz. Alcuni studenti provano a forzare il cordone di protezione, mentre i poliziotti si gettano contro di loro per respingerli urlando di chiudere il portone; l’ingresso del Rettorato si chiude velocemente e dopo pochi secondi di tafferugli torna la quiete in Banchi di Sotto.
Lavoro e costi «E’ una vergogna, perché devono rimetterci sempre i più deboli?». Così commentano Laura e Anna, dipendenti della cooperativa sociale responsabile dei lavoratori svantaggiati all’interno dell’Università. «Dopo averne licenziati sessanta, entro giugno manderanno tutti a casa, non gli importa del dramma che stiamo vivendo». Tutto questo proprio mentre il Rettore stava affermando che: «pressoché ogni aspetto della vita della nostra comunità è stato investito dalla necessità di ottimizzare la struttura dei relativi costi e di rivedere i processi interni, mantenendo, al contempo, la qualità delle attività svolte».
Chi ben comincia…Con queste premesse, mentre la manifestazione si trasforma in corteo e prende la direzione di Piazza Gramsci, Riccaboni annuncia ufficialmente l’apertura dell’anno accademico.