“Vogliamo lo stipendio”, è questa la principale richiesta dei 28 lavoratori della Swisel di Sovicille, azienda produttrice di ospedali da campo, che oggi si sono riuniti in assemblea permanente chiedendo alle istituzioni locali di non esser lasciati soli. Gli operai sono tornati a lavoro da 3 mesi dopo un periodo di 9 mesi di cassa integrazione: “La prospettiva – spiegano alcuni operai – è che alla fine di febbraio ce ne siano ancora 12 di cassa integrazione e poi chissà”.


Futuro incerto – “Quello che ci servirebbe è una prospettiva per il futuro – dichiara Luciano Landini, operaio delegato Rsu (nella foto) – . Ad oggi non ci è ancora stato detto quali saranno le sorti dell’azienda. Fino ad ottobre abbiamo avuto la speranza che le cose cambiassero, grazie al piano industriale di riconversione dell’azienda che aveva prospettato l’entrata di nuovi soci disposti ad investire nella Swisel. Sono spariti i soci, non c’è stata nessuna soluzione e si è solo rimandato di qualche mese i problemi”.

Le nuove esigenze – “Ieri (8 febbraio) il sindaco Masi ci ha dato la sua piena disponibilità ad aiutarci – ha aggiunto Giacomo Radi, operaio delegato Rsu (nella foto) – la promessa è che le istituzioni non ci abbandonino. Se la Swisel chiudesse sarebbe una perdita per questa zona, non dobbiamo dimenticarci che negli anni ottanta dava lavoro a 120 dipendenti. Credo che sia un’azienda con un grosso potenziale, c’è però bisogno di una nuova dirigenza che abbia la volontà di cambiare le cose”.

Stipendi in ritardo – “Purtroppo non riusciamo ad avere un dialogo con l’azienda – è il commento di Lodovico Giuggioli , operaio della Swisel (nella foto) -. Questa situazione pesa soprattutto sulle nostre famiglie. Siamo stati richiamati a lavoro da circa tre mesi perchè l’azienda ha accettato una commessa, tuttavia non ci viene pagato lo stipendio. Alla fine di febbraio saremo nuovamente messi in cassa integrazione tuttavia, l’iter per riconoscere lo stato di mobilità presenta un periodo di vuoto (4-5 mesi) in cui non percepiamo niente. Come facciamo a pagare l’affitto o il mutuo? Si innesca così, una reazione a catena che si riversa su tutta la società”.

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