Svolta nella vertenza Cadla-2G. Sono due le offerte da perfezionarsi, giunte in Tribunale ad Arezzo, per l’acquisizione degli ultimi punti vendita del gruppo 2G. La prima è quella del Gruppo Faranda a marchio “Tuodì”. L’altra è quella lanciata da Gmf poche ore fa. Grandi Magazzini Fioroni è presente in Umbria e Toscana con i marchi Emi. Gmf è una società del Gruppo Unicomm presente in ben 7 regioni d’Italia con una rete di cash and carry, discount, piccoli negozi di quartiere e ipermercati, per un complessivo di oltre 6mila dipendenti. Per i 140 dipendenti 2G rimasti ancora senza lavoro, quella di oggi potrebbe essere la giornata della svolta. Di certo si sa solo che la proroga della cassa integrazione per loro, e per i 130 dipendenti Cadla, è stata estesa fino a febbraio 2016.
Incognita Cadla L’incognita più grande resta Cadla. Per la piattaforma logistica non sembrano esserci all’orizzonte le tanto auspicate «soluzioni condivise», di cui si sente parlare da quasi un anno. Il futuro dei dipendenti Cadla è incerto in modo preoccupante. A tenere sempre attiva l’attenzione sulla questione, e il dialogo aperto con le autorità, è Marco Bendoni della Filcams Cgil che si occupa della vertenza: «L’arrivo di questa nuova offerta da parte di Grandi Magazzini Fioroni non fa che ben sperare. Significa avere più di un interlocutore con cui affrontare la questione occupazionale. Verifichiamo le proposte ufficiali nella speranza che si concretizzino tutte. Porte aperte però ad altre offerte, nella speranza di trovare la soluzione migliore per i punti vendita e i 140 dipendenti in attesa di una svolta. Inutile ribadire quanto possano essere appetibili i negozi e la piattaforma Cadla per la gestione di questo tipo di mercato nel centro Italia. Chiaramente chi si interessa ai punti vendita potrebbe avere bisogno di una piattaforma per rifornirli: ecco che entra in gioco Cadla».
«Aperti ad ogni soluzione, anche alle reti d’imprese» «Siamo contenti per la possibile ricollocazione dei dipendenti dei negozi – afferma Giuliana Allegretti, presidente della onlus comitato dei lavoratori Cadla-2G – Siamo preoccupati però per la ricollocazione dei dipendenti Cadla. Voglio ribadire che siamo aperti a tutte le possibili soluzioni, anche quella emersa da poco della rete di imprese. Se tutti i piccoli negozi del territorio della provincia di Arezzo si unissero in aiuto di Cadla, non solo aiuterebbero 131 lavoratori e le loro famiglie, ma potrebbero avere una gestione ottimale dei rifornimenti, a prezzi molto più che vantaggiosi. Se muore Cadla – conclude Allegretti -, soffrirà tutta la città di Arezzo. Su questo dovrebbero tutti riflettere».