Giulia CapocciGiulia Capocci, classe 1992, montevarchina, in soli dieci mesi di attività è riuscita a raggiungere traguardi inimmaginabili, consacrandosi come la migliore atleta d’Italia nel singolo e nel doppio tennis in carrozzina e classificandosi come una delle migliori atlete al mondo. La Capocci è ancora a Torino, visto che non si sono ancora conclusi i campionati italiani di tennis in carrozzina, ma Agenziaimpress l’ha raggiunta telefonicamente per farci raccontare la sua storia e i segreti del suo successo. «La mia mamma dice che nel sangue, al posto dei globuli bianchi, ho le palline da tennis». Scherza Giulia Capocci, non riuscendo a contenere l’entusiasmo per le belle vittorie di questi giorni, mentre ci racconta come nasce la sua passione per il tennis. «Ho iniziato a giocare quando avevo dieci anni, in piedi però – spiega la Capocci. Ho intrapreso presto la strada dell’agonismo. Ero bravina, ma soprattutto appassionata. Il tennis era la mia vita e avevo scelto di diventare insegnante per conciliare la passione per questo sport con l’amore che ho per i bambini. Due anni fa il destino mi ha fatto rimanere in carrozzina e da allora un po’ di cose sono cambiate».

Giulia Capocci 1«Grazie al tennis sono rinata»  La campionessa non nasconde i periodi bui venuti dopo lo stop della malattia, ma racconta con serenità e forza il modo in cui li ha affrontati. «Ci sono stati dei momenti davvero brutti  – dice Giulia Capocci – ma io dovevo ripartire e ho scelto di ricominciare a vivere da quello che amavo di più: il tennis. Giocare mi mancava, era da sempre una parte fondamentale di me. Lo scorso settembre sono arrivata al Tennis Giotto e ho lanciato la mia sfida: volevo giocare in carrozzina. E posso dire che il mio maestro Giacomo Grazi, la preparatrice Ester Baschirotto, e il direttore generale Jacopo Bramanti, questa sfida l’hanno accolta alla grande. È stato come ricominciare da zero. La prima volta che riesci a colpire bene la palla è come riaprire un cassetto pieno di emozioni che ti investono in pieno. Riparte l’adrenalina e pensi: io da questo campo non voglio più uscire».

Giulia Capocci 2Capocci da record: in 10 mesi ha vinto tutto La scalata di questa atleta è stata particolarmente rapida dal momento che, in nemmeno dieci mesi Capocci è riuscita a vincere ben sei titoli internazionali, portandosi al secondo posto del ranking italiano, al quarantesimo del ranking mondiale individuale e al ventiseiesimo del ranking mondiale di doppio. Questo score le ha permesso di entrare in pianta stabile in nazionale e poteva valerle anche la qualificazione per le Paralimpiadi di Rio de Janeiro, ma il traguardo è sfumato solo perché il tempo a sua disposizione era troppo poco per poter ottenere i punti necessari per accedere alla manifestazione sportiva per eccellenza. I Campionati Italiani di Torino rappresentavano il definitivo banco di prova per dimostrare la bontà del lavoro svolto negli ultimi mesi e Capocci non ha deluso le attese centrando entrambi i titoli nazionali in palio, singolo e doppio,  già nella sua prima partecipazione all’evento.

Contro la Lauro una finale al cardiopalma Della vittoria nel singolo contro l’avversaria Marianna Lauro, tennista numero uno nel ranking tricolore che rappresenterà l’Italia alle Paralimpiadi di Rio e sua compagna nel doppio, Giulia Capocci racconta: «Giocare contro gli amici non è mai facile, figuriamoci contro Marianna che è la mia compagna nel doppio e in tutta questa avventura. Io e Marianna siamo amiche, condividiamo tante cose, perfino la camera. Questa vittoria la sognavo sì, ma neanche troppo. Marianna è una numero uno, andrà a Rio e questo è il suo momento d’oro. Anche se l’idea di portare lo scudetto a casa in fondo al cuore c’era». Dopo un primo set dominato da Lauro con un 6-0 contro una Capocci visibilmente stanca, nel secondo set il gioco si è ribaltato. Forse è scattato l’orgoglio, fatto sta che la Capocci si è messa in moto e con una grinta da leone ha letteralmente ribaltato il punteggio, imponendosi nei due set successivi per 6-4 e 6-3. «Quando ho segnato il punto decisivo è partito un grido liberatorio – ha raccontato Giulia Capocci –. Arrivare qui in soli dieci mesi di attività è incredibile. Questa vittoria la dedico tutta a ai miei maestri del Ct Giotto Giacomo Grazi ed Ester Baschirotto, insieme al direttore generale Jacopo Bramanti, agli amici e alla mia famiglia che mi sostiene sempre».

Il sogno di Tokyo 2020 «Se parlo del mio futuro, sopra tutto sogno le Olimpiadi di Tokyo 2020 – dice Giulia Capocci –  qualificarmi è la priorità. Poi per chiudere in bellezza questo 2016 vorrei entrare tra i primi 30 atleti del ranking mondiale individuale. Chiedo troppo? Non lo so, di tornei da vincere ce ne sono ancora tanti, staremo a vedere. Il mio grande obiettivo a lungo termine però è un altro: aprire una grande accademia di tennis in stile americano. Un tempio dell’agonismo per tennis in piedi e in carrozzina. È un sogno che nasce da questo cammino condiviso, partito meno di un anno fa proprio ad Arezzo e che oggi mi ha portato qui a Torino».