FIRENZE – Monitorare le conseguenze fisiche dell’esposizione degli astronauti “all’ambiente ostile dello spazio è cruciale per la salute degli astronauti, ma consentirà anche di migliorare la nostra comprensione della fisiologia umana, grazie soprattutto alla medicina di precisione”.

Lo ha affermato Michael A. Schmidt, amministratore delegato di Sovaris Aerospace, compagnia specializzata nella medicina di precisione per i voli spaziali, in occasione del convegno di Firenze ‘Costruire una civiltà nello spazio’ organizzato con Fondazione Internazionale Menarini, Nasa e Fgsm.

Nello spazio “la fisiologia umana cambia per adattarsi e il risultato è una forte accelerazione dell’invecchiamento, anche di 10-20 anni”, spiega Schmidt, osservando che “lo stress ossidativo derivato, in particolare, dalle radiazioni ionizzanti, che penetrano in migliaia di cellule a dosi elevate, altera la funzione dei mitocondri, unità di produzione di energia della cellula, e di conseguenza il metabolismo di carboidrati e lipidi. Inoltre, danneggia il Dna, modifica l’espressione dei geni e altera la lunghezza dei telomeri, i ‘cappucci’ che proteggono i cromosomi dalla degradazione e che influiscono sulla longevità”.

Se la medicina spaziale sta ancora muovendo i primi passi, “la buona notizia è che siamo anni luce più avanti rispetto alla medicina terrestre di precisione così come molti la conoscono”, sottolinea Marianne Legato, presidente del convegno, secondo cui “la ricerca spaziale ci sta fornendo nuovi strumenti per realizzare interventi personalizzati in tema di alimentazione, attività fisica e farmaci in modo da prevenire le disabilità”, e “l’analisi della capacità degli esseri umani di adattarsi a situazioni estreme di stress, sta ampliando anche le nostre conoscenze sulla neuroplasticità e sui meccanismi che il sistema nervoso impiega per mantenere l’equilibrio di fronte alle sfide uniche dello spazio”.