«Il grave disastro di Viareggio non è stato un fatto imprevedibile». E’ quanto scrivono i giudici del Tribunale di Lucca nelle motivazione della sentenza del processo di primo grado per la strage alla stazione di Viareggio, avvenuta il 29 giugno 2009, quando una cisterna carica di gpl deragliò e si squarciò e il liquido fuoriuscito provocò una “nube esplosiva”. Morirono 32 persone investite dal fuoco. Al processo, conclusosi il 31 gennaio scorso, erano 33 gli imputati, dieci dei quali sono stati assolti. Tra i condannati Mauro Moretti, che ha avuto 7 anni come ex ad di Rfi, e Michele Mario Elia, 7 anni e mezzo, che in quell’incarico subentrò quando Moretti passò a Fs. La pena più pesante, 9 anni e mezzo, è stata inflitta all’ad e il responsabile sistema manutenzioni di Gatx Rail, la società tedesca che aveva affittato i carri cisterna.
Rottura assile carro cisterna «fattore originario» Nelle motivazioni i giudici sostengono che il disastro di Viareggio «costituisce un ‘evento’ derivato da una concatenazione di accadimenti strettamente consequenziali tra loro che sarebbe stato possibile evitare attraverso il rispetto di consolidate regole tecniche create proprio al fine di garantire la sicurezza del trasporto ferroviario, e soprattutto, prestando massima attenzione ai diversi segnali di allarme che si erano manifestati già prima del fatto e che preludevano al disastro». La rottura dell’assile del carro cisterna fu, sempre secondo i giudici, il «fattore originario» da cui si è sviluppata la sequenza di accadimenti, causando il deragliamento con successivo ribaltamento e poi squarciamento della cisterna a causa dell’ impatto del carro «con un elemento dell’infrastruttura», ma la «causa originaria e il verificarsi dei fattori successivi debbono essere considerati concause tutte riferibili al medesimo contesto di gestione del rischio che è quello connesso al trasporto ferroviario». Infine, i giudici sottolineano anche, riguardo a società coinvolte nel processo, che le stesse hanno «ottenuto vantaggi consistenti nel risparmio economico derivato dalla omissione di interventi di carattere tecnico».