«Nemo profeta in patria est», recita un notissimo detto latino. Però, a volte, il destino rincara la dose. I corsi e ricorsi, le casualità: nel calcio e nello sport, molte situazioni sembrano spesso accadere per uno strano disegno di contingenze. Leonardo Pavoletti, attaccante livornese che milita nel Sassuolo (Serie B), è stato sospeso per «positività al tauminoeptano», uno stimolante proibito dalla normativa antidoping, in occasione proprio del match del 26 dicembre scorso contro il Livorno. Contro la squadra della sua città e contro i colori per cui ha sempre tifato, aggiungiamo.
 
Il fatto Il Sassuolo ha subito preso le difese del suo giovane attaccante. La società del presidente Squinzi, capolista in Serie B, ha annunciato ricorso contro il provvedimento del tribunale nazionale antidoping. Pavoletti, secondo la ricostruzione della società, avrebbe infatti assunto – e dichiarato – uno spray nasale che potrebbe avere alterato i valori. Il Coni ha spiegato che nel primo campione analizzato del giocatore è stata rilevata la presenza di tauminoeptano. Di ieri la decisione di sospendere in via cautelare il giocatore. In casa Sassuolo però c'è un cauto ottimismo: la società è convinta di poter dimostrare la buona fede da parte di tutti e auspica che il ricorso venga esaminato con urgenza.
 
La casualità La nota più dolente è forse proprio quella diPavoletti, autore fin’ora di una grande stagione condita tra l’altro da 7 gol in 21 presenze, e che adesso deve registrare questa macchiolina sul suo curriculum. Una beffa, poi, che la sospensione sia arrivata per effetto dello spray utilizzato prima di affrontare la squadra della sua città. Del resto, viviamo giorni febbrili sul fronte doping, soprattutto alla luce del mea culpa televisivo recitato da Armostrong. La vicenda di Pavoletti, sia per entità che per portata mediatica, sembrerebbe poca cosa di fronte all’outing del sette volte vincitore del Tour de France: ma lo scossone che poteva avere sul morale di un calciatore così giovane potevano avere il peso di un grosso macigno. Specie di fronte alla sua Livorno. La piazza labronica però sembra aver già emesso la sua sentenza di innocenza per il “Pavo”. Sul web è esplosa la solidarietà al giocatore ma soprattutto alla persona: prima dell’avversario diretto sul campo Livorno ha pensato a quel ragazzo cresciuto sulla curva nord, sostenendo i colori amaranto. «Nemo profeta in patria est». Non sempre quindi. Almeno non in quest’occasione. Di sicuro, questo detto non vale a Livorno.