È stata una sinfonia viola quella vista contro l’Inter. Dopo un avvio di 2013 in cui la bacchetta di Vincenzo Montella aveva battuto più volte sul leggio per segnalare stecche o note fuori tempo, contro i nerazzurri l’orchestra-Fiorentina è tornata a risuonare le sue più belle arie. Il tutto ad un ritmo multietnico, variegato, avvolgente, dirompente e martellante. La squadra di Stramaccioni ne è uscita come un adolescente alle 5 del mattino dopo la sua prima serata in discoteca: stordita. Dalla parte opposta, l’orchestra viola ha ritrovato quell’allegro-andante che aveva contraddistinto la prima parte di stagione.
Tiqui-taca viola Vietato fare come lo stolto con il saggio. Il dito indica la luna. Firenze balla di gioia, ma non sul Kolo balcanico di Jovetic eLjaijc che, con l’Inter, sono stati protagonisti di assolo da standing ovation. Se le casacche invece che viola fossero state blaugrana, oggi si parlerebbe del rinomato Tiqui-taca per descrivere quel calcio caratterizzato da ragnatele di passaggi rasoterra svolti con estrema calma in modo da imporre esclusivamente il proprio possesso palla. Non lasciatevi ingannare quindi dalle stoccate degli attaccanti viola, la squadra di Montella ha vinto la partita grazie alla netta e marcata superiorità del suo centrocampo. Una mediana tecnica e ritmata che fonde di Flamengo di Borja Valero con la Cueca di Pizarro, la Cumbia di un incontenbile Cuadrado con la Tarantella di Aquilani. Sebbene il numero 10 viola non abbia origini partenopee. Balli, movenze, stili: tutti elementi e fattori diversi ed estremamente variegati. Insieme, un mix esplosivo che ha messo alle corde l’Inter e che proietta di nuovo la Fiorentina tra le grandi del campionato, con l’obiettivo dichiarato di un piazzamento europeo al termine della stagione.
Note liete, in attesa delle altre Il risultato è quello che si è visto sul campo: poker di reti e un dominio mai messo in discussione contro un’Inter che, quest’anno, dalle terre di Toscana ha saputo cogliere solo frutti amari, se pensiamo anche al doppio ko con il Siena. Tornando alla Fiorentina, al di là del risultato, la nota più lieta è che la squadra di Montella sia tornata a quel gioco che aveva fatto le sue fortune nell’ultima parte dell’anno solare 2012. Obiettivo Europa a passo di danza, in attesa che i ritmi tribali del Mali possano martellare nel centrocampo viola con Sissoko e con la speranza che, in avanti, la sensualità di una danza del ventre o di un tango argentino accompagnino qualche gol da parte di El Hamdaoui o Larrondo. Inevitabilmente ci sarà anche bisogno di loro e, fino ad adesso, ci sono state ahinoi troppe stecche. Nel frattempo, il suono della balalaica serbo-montenegrina di Ljaijc e Jo-Jo non dispiace assolutamente al pubblico di fede viola.