«O capitano, mio capitano», la famosa citazione dal poeta Walt Whitman resa ancora più celebre dal film “L’attimo fuggente” serve alla perfezione per descrivere l’animo dei tifosi del Siena quando hanno visto il destro di Simone Vergassola infilare il portiere dell’Inter Handanovic. È stato infatti il capitano dei bianconeri a realizzare la rete dell’1-0 che ha sbloccato il match di San Siro dove la Robur non solo ha centrato il primo successo stagionale ma anche la prima vittoria assoluta della sua storia contro la grande Inter (finale: 2-0 per i bianconeri). E per di più a Milano.
Capitano e bandiera 37 primavere il prossimo gennaio, Vergassola è l’icona del capitano e una delle ultime bandiere del calcio italiano. Alla Scala del calcio, di fronte ad un’altra delle ultime icone in tal senso, Javier Zanetti (rimasto in panchina nel turnover di Stramaccioni, ndr), ha declinato alla perfezione ciò che vuol dire essere leader di una squadra. E per di più nella stagione in cui il Siena cerca la sua salvezza più difficile in Serie A per effetto dei sei punti di penalizzazione, si sta ritagliando anche il ruolo “bomber di scorta”: al momento infatti è lui il miglior marcatore del Siena con due reti in campionato dopo quella, vana, realizzata al Marassi contro la Samp. Anche quella però era stata la prima realizzazione stagionale della squadra di Cosmi. Emblematico, quinsi, che anche sulla prima vittoria in stagione ci sia la sua firma.
L’esempio Alla sua decima stagione con la maglia del Siena, Vergassola ha tracciato la via per la rincorsa della Robur verso la salvezza. E mister Cosmi (come gli altri prima di lui) non poteva far altro che affidarsi al suo vissuto, alla sua esperienza, alla sua grande abnegazione e professionalità per renderlo un esempio di fronte a tutto il collettivo che sta allenando. È bello vedere che nel calcio moderno esistono ancora personaggi come Vergassola. Gente che fa del lavoro e del sudore il pane quotidiano, gente soprattutto che ci mette sempre la faccia, nel bene e nel male. E permettetemi, non è un caso che stiamo parlando di un mediano: ma non per citare qua e là le solite frasi fatte prese dalla canzone di Ligabue. Il mediano è l’emblema del sacrificio, del sudore, della corsa, della voglia di arrivare. Molto più di chi è dotato di piedi sopraffini. Scarpette nere e grande umiltà, mai una frase fuori posto, mai qualcosa che non si confaccia alla sua grande professionalità: Vergassola fa parte di una ristrettissima èlite che nello scriteriato e avvelenato calcio moderno può ancora essere definita come “esempio”. Negli occhi di un bambino che rincorre un compagno più veloce brilla la stessa scintilla degli occhi di un Vergassola che duetta con Calaiò e realizza l’1-0 contro l’Inter a San Siro. Un esempio, un capitano, una guida è questo.