Simone CristicchiIl 13 novembre al Teatro Nazionale di Quarrata (inizio spettacolo ore 21.15) Simone Cristicchi porta in scena Magazzino 18″, ultimo progetto tra teatro, musica e documentario storico dell’artista romano.

Magazzino 18 Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di una pagina dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento, ma a tante piccole, umili testimonianze quotidiane. Una sedia, accatastata assieme ad altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere interrotto dalla storia, dall’esodo. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila persone scelsero – davanti a una situazione la cui difficoltà è difficile da immaginare – di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire davvero a immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono quel poco che possedevao e si lasciarono alle spalle città e case abitate per una vita. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, spesso sospetto.

Simone Cristicchi è rimasto colpito da questa scarsamente frequentata pagina della nostra storia ed ha deciso di ripercorrerla in un testo che prende il titolo proprio da quel luogo nel Porto Vecchio di Trieste, dove gli esuli – senza casa, prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o estenuanti viaggi verso mete lontane – lasciavano le loro proprietà, in attesa di poterne in futuro rientrare in possesso: il Magazzino 18. Coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto da Antonio Calenda, Cristicchi partirà proprio da quegli oggetti privati, ancora conservati al Porto di Trieste, per riportare alla luce la vita che vi si nasconde: passerà dall’una all’altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere musicali, in una crogiolo di linguaggi che muta il reportage storico in una forma nuova, che sarebbe bello definire “musical-civile”. E sarà evocata anche la difficile situazione degli italiani “rimasti” in quelle terre, o quella gravosa dell’operaio monfalconese che decide di andare in Jugoslavia, o del prigioniero del lager comunista di Goli Otok. Lo spettacolo sarà punteggiato da canzoni e musiche inedite di Cristicchi, eseguite dal vivo.