«Ritengo che l’immigrazione sia uno scambio culturale tra persone provenienti da Paesi diversi: coloro che vengono in questo paese, oltre a rispettare le leggi, le regole, gli usi e costumi della nazione che li accoglie, devono adempiere i propri doveri per usufruire dei servizi erogati dalle Istituzioni e dagli enti dello Stato, mentre gli italiani potrebbero, tra l’altro, apprezzare il rispetto per gli anziani e l’accoglienza che caratterizzano molte società africane».Così la pensa Thierry Abdon Avi, cittadino italiano originario della Costa d’Avorio, nato il 30 luglio 1967, che si presenterà alle elezioni regionali della Toscana il prossimo 31 maggio, per la lista del Movimento Cinque Stelle. Una storia particolare quella di Avi pur essendo nato in Africa, risiede a Firenze ormai da circa 25 anni, ed oltre ad essere sposato e padre di un bambino, si è perfettamente integrato nel tessuto sociale della città che ha dato i natali a Dante Alighieri.
La storia di Thierry Abdon Avi Nel 1991, dopo aver dato le sue dimissioni dall’azienda franco-ivoriana per la quale lavorava, è arrivato in Italia, ospite di sua cugina, con lo scopo di studiare e lavorare contemporaneamente. Ciò però non fu possibile perché il diploma di maturità ottenuto nella propria patria non fu riconosciuto sulla base della diversità di alcune materie. Iniziò quindi a lavorare svolgendo diverse mansioni: magazziniere, operaio metalmeccanico e via dicendo. Dal settembre 1998 la grande scommessa per lui perché è diventato titolare del centro-stampa Policopia a Coverciano, Firenze. «Rilevai da una famiglia fiorentina quest’attività specializzata nel campo delle copie, delle rilegature, della stampa, della riproduzione di planimetrie e della digitalizzazione di documenti, diventando subito socio della Confartigianato di Firenze – spiega Avi -. Il mio progetto però non è finito visto che sono iscritto all’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Economia e Commercio, corso di Laurea in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale ed inoltre porto avanti diverse questioni culturali. Tra il 2005 e il 2006 ad esempio ho organizzato conferenze e partecipato a vari dibattiti televisivi sulle guerre dimenticate ed ho redatto e pubblicato una quarantina di articoli riguardanti argomenti vari e consultabili sul sito girodivite.it oppure tramite motori di ricerca».
Le sue vicende e la Toscana Nel marzo 2009 inoltre Thierry ha collaborato in qualità di assistente, traduttore-interprete per la realizzazione del film documentario “Entre terre et ciel, l’Astrarium de Giovanni Dondi, histoire d’une horloge planétaire du Moyen-âge” (“Tra terra e cielo, L’Astrarium di Giovanni Dondi, storia di un orologio planetario del Medioevo”, realizzazione Yves Terrenoire). La voglia di conoscere a cui è stato educato dai suoi genitori è stata determinante nel suo percorso d’integrazione: «Ho voluto subito imparare la lingua ma anche la storia e la cultura del Paese che mi ha dato ospitalità – sottolinea ancora Thierry Avi -. Bisogna in questo periodo in cui lo straniero è visto come un ingombro od un ostacolo far si che proprio chi viene da territori come l’Africa acquisisca una buona conoscenza della lingua italiana e un sufficiente apprendimento dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica, dell’organizzazione e funzionamento delle istituzioni pubbliche». Al centro del progetto politico di Thierry Avi il no al nuovo aeroporto di Firenze ma il potenziamento dello scalo di Pisa; l’inutilità del sotto attraversamento TAV di Firenze che è stato portato alla luce anche dalla cronaca giudiziaria; lo sviluppo diffuso della raccolta differenziata porta a porta oltre che il necessario ripristino dei presidi sanitari di cui il territorio è stato privato, con la contrarietà all’affidamento dei servizi sanitari ai privati. «Vorrei dimostrare che un occhio diverso ma interessato sulle tante questioni aperte a Firenze ma anche in tutta la Toscana, può portare al giusto contributo – conclude Avi –. L’integrazione, la multiculturalità ma anche il rafforzamento dei diritti dei cittadini non nati in Italia ma che si sentono italiani al 100% possono migliorare la vita sociale della nostra regione. Ho visto dove sono nato divisioni per religioni, senso di appartenenza politica e per dogmi imposti dallo stato. Non è così che mi piace pensare la crescita di un popolo come quello toscano che è ricco di possibilità di sviluppo e di opportunità».