Il ruolo del portiere ha sempre un fascino particolare. Se a un bambino, quando si allaccia per la prima volta le scarpette, viene chiesto in che ruolo vuole giocare, state sicuri che dopo l’attaccante-goleador viene sicuramente il portiere nelle preferenze dei tanti aspiranti campioni del domani. Un ruolo che implica grandi responsabilità e un assoluto protagonismo: il portiere finisce sempre nelle foto quando compie grandi interventi o quando neutralizza un penalty. Protagonismo che, se vogliamo, si rispecchia anche nel vestiario come quando negli anni ’90 si era soliti vedere gli estremi difensori con mise sempre più sgargianti. Un ruolo accattivante e ricco di fascino, però, anche per quella sorta di eremo che comporta lo stare da solo in mezzo a quei pali, alla gogna in caso di “papere” o uscite a vuoto. Il portiere è per eccellenza l’homus quisque faber fortunae suae: da solo ,nei momenti di gioia come in quelli di sofferenza, contro tutti gli altri. Emiliano Viviano e Gianluca Pegolo, che difenderanno le porte di Fiorentina e Siena domenica prossima nell’anticipo di mezzogiorno e mezzo, sicuramente sanno che, da una parte e dell’altra, che si vinca o che si perda, saranno indiscutibilmente tra i primi attori del derby toscano di Serie A.
La porta Viola Da una parte c’è Emiliano Viviano che arriva a questo appuntamento con il peso sulle spalle degli otto gol subiti dalla Fiorentina nelle ultime tre uscite di campionato e, soprattutto, con quelle indecisioni risultate decisive per la vittoria della Roma contro i viola. Nonostante sia da tempo dichiaratamente tifoso della Fiorentina, il suo rapporto con la tifoseria viola non si può definire di certo idilliaco. Nei social network c’è chi lo difende a spada tratta e chi gli imputa gravi responsabilità per le recenti reti subite. A dirla tutta, la maggioranza vede prevalere quest’ultima componente che non vede in Viviano un pupillo cresciuto e valorizzato all’interno delle mura di Firenze, bensì una sorta di figliol prodigo ritornato all’ovile dopo un lungo peregrinare in giro per l’Italia. Un ritorno costato oltre 7 milioni di euro alle casse viola e che forse fa storcere un po’ il naso ad alcuni tifosi stancati dalla non facile trattativa della scorsa estate per portarlo a vestire la casacca della Fiorentina. Il derby per lui potrebbe essere un’occasione di riscatto e di redenzione visto che la Fiorentina, per tornare ad essere grande, ha necessariamente di un grande portiere.
Sul versante Bianconero Sempre per usare termini biblici, l’estremo difensore senese, Gianluca Pegolo, quest’anno sta assumendo le caratteristiche degne di un martire. Fuori rosa due stagioni fa, quando il Siena centrò la promozione in A con Antonio Conte in panchina, Pegolo si è conquistato la maglia di primo portiere un anno fa quando subentrò a stagione in corso per sostituire l’infortunato Brkic e non fece assolutamente rimpiangere l’attuale portiere dell’Udinese. Anzi, si è ritagliato un posto speciale nei cuori della tifoseria bianconera grazie ai suoi miracoli, a molti rigori neutralizzati e in assoluto ad un’elevatissima costanza nel rendimento. Quest’anno, purtroppo per il Siena, le sue parate non sembrano bastare. Nelle ultime due partite, contro Roma e Catania, è stato letteralmente preso a pallonate e lui ha fatto quel che ha potuto. Molte volte decisivo in entrambi i match, ma sempre costretto alla fine a raccogliere per ben tre volte la sfera in fondo alla sua rete. E domenica avrà di fronte il rientrante Jovetic, non il cliente più facile da gestire.
Viviano vs Pegolo Insomma, Viviano-Pegolo sarà sicuramente una delle sfide potenzialmente decisive per il derby tra Fiorentina e Siena. Due giocatori, due uomini, che sembrano adesso combattere da solo contro un’ostica situazione contingente che, anche domenica, li costringerà ad un extra-sforzo: vuoi per provare ad accattivarsi le simpatie e il sostegno di un pubblico non propriamente malleabile, vuoi per cercare di salvare una porta, ed una squadra, eccessivamente perforata nelle ultime uscite. Un uomo solo, il portiere, contro tutto e tutti. Da qui parte però il più grande motivo di vanto e orgoglio, che solo un portiere può rappresentare: l’essere tra i primi scrittori di questa storia chiamata “derby”.