Nei primi anni ’80 la New Wave di matrice dark britannica travolse il nostro paese facendo nascere band come Gaznevada, Pankow (gli stessi CCCP) e i Decibel di Enrico Ruggeri. Ebbe terreno fertile in Toscana, soprattutto a Firenze: la scena fiorentina ha generato alcuni dei più noti (e longevi) esponenti italiani della dark wave sviluppatasi nel solco dei Joy Division. Moda, Neon e, soprattutto , Litfiba e Diaframma hanno rappresentato gli alfieri di questo movimento. Proprio i Diaframma, capeggiati dal cantante e chitarrista Federico Fiumani (la formazione comprende Luca Cantasano al basso e Lorenzo Moretto alla batteria), suoneranno al Cage Theatre il 15 maggio, occasione per veder dal vivo una delle band seminali della scena italiana, un gruppo al quale molti artisti “attuali” (per esempio Dente e Baustelle) devono molto.
La storia dei Diaframma è strana: dopo lo straordinario esordio dark wave di Siberia, la band trova la sua via abbracciando il post-punk (in 3 Volte Lacrime). Le alchimie discografiche decretano lo scioglimento del gruppo in seguito agli arrangiamenti elettronici apportati al terzo album (rifiutati dalla band) e agli scarsi riscontri commerciali dell’opera. Dopo un anno Fiumani riparte con nuovi componenti (e senza il braccio destro, il cantante Miro Sassolini) con In perfetta solitudine (1990), seguito da Anni luce (1992) e Il ritorno dei desideri (1994) che rendono i Diaframma punto di riferimento della scena indipendente italiana e confermano la cifra stilistica del gruppo: punk arricchito dalla scrittura di Fiumani. Dopo “Non è tardi” e “Sesso e violenza” il gruppo si ferma e trascorre un periodo sotto i radar musicali italiani. I Diaframma ritornano, però, e ritornano con “Il futuro sorride a quelli come noi” (2001) e i più recenti “Camminando sul lato selvaggio” (2007 vincitore del Premio italiano della musica indipendente quale miglior album autoprodotto), “Difficile da trovare” (2009), “Niente di Serio” (2012), e l’ultima fatica, datata 2013, “Preso nel vortice”.