Può un distributore di giornali scegliere solo le edicole “ricche” chiudendo con quelle “povere”? Tommaso Braccesi, sindaco di Cutigliano (Pistoia), è convinto di no: ha scritto al sottosegretario con delega all’Editoria Luca Lotti e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi per segnalare l’annunciata sospensione, da parte di una società specializzata, della distribuzione dei giornali nelle piccole frazioni interne.
Penalizzazioni ingiuste «Si tratterebbe di chiudere un servizio essenziale – scrive Braccesi – in base a una motivazione economica da parte di un soggetto che pretenderebbe di servire solo edicole ricche scaricando quelle povere. Un problema – prosegue il sindaco – che presumo possa riguardare anche altri territori, interni e di montagna, in una Italia dove troppo spesso chi abita queste zone è costretto a scontrarsi con discriminazioni e penalizzazioni di varia natura»
La raccomandata al venditore La comunicazione al rivenditore di giornali di Cutigliano è avvenuta tramite una raccomandata postale datata 10 giugno in cui si annuncia che il servizio di distribuzione sarà interrotto a partire dal 30 giugno secondo un criterio di “economicità”. «Dall’analisi dei dati in nostro possesso – scrive l’azienda di distribuzione – ci risulta che codesta rivendita presenta un venduto medio settimanale di circa 100 euro (in ulteriore diminuzione); il che denota l’assoluta antieconomicità del rapporto contrattuale in essere per la scrivente società. Una tale situazione ci costringe, nostro malgrado, ad interrompere i servizi di distribuzione in favore della vostra rivendita».missiva
Distributori con il monopolio locale «E’ assurdo» tuona ancora il sindaco neoeletto di Cutigliano. «Prima di scrivere al presidente della Regione e al sottosegretario Lotti – spiega Braccesi – ne ho parlato anche con il Prefetto. Queste aziende hanno il monopolio della distribuzione dei giornali e poi scelgono i posti dove portarli. Una decisione ancor più incomprensibile se si pensa che nel periodo estivo qui la popolazione raddoppia specie nei finesettimana e, soprattutto, due dei quattro rivenditori a cui non saranno più portati i giornali si trovano lungo la SS 12. La stessa strada viene percorsa ogni giorno dai veicoli del distributore che portano i giornali all’Abetone. Il diritto all’informazione dovrebbe essere garantito a tutti – conclude il sindaco di Cutigliano – specie in un territorio come il nostro senza banda larga e difficoltà di accesso a internet». Il piccolo comune pistoiese non è l’unico caso nell’appennino toscoromagnolo; situazione simile anche a Taviano, frazione del Comune di Sambuca Pistoiese.
Lettera del Sindacato Autonomo Giornalai al sottosegretario Lotti Ma il sindaco di Cutigliano non è stato il solo a scrivere a Lotti. E’ infatti di ieri la lettera del Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai in cui il presidente Armando Abbiati chiede di incontrare il sottosegretario all’editoria. Nella missiva si denuncia «lo stato di grave emergenza in cui si trova la rete di vendita di quotidiani e periodici ed il rischio che questa rete non possa assicurare il diritto di tutti all’informazione a mezzo stampa».
Dalla montagna al mare, il caso Isola del Giglio Nei giorni scorsi ha fatto discutere un caso per certi versi simile a quello di Cutigliano a sottolineare come, o al mare o in montagna, sono le piccole realtà ad essere penalizzate e i loro piccoli imprenditori che scelgono, con la loro attività di vendita dei giornali, di fornire un servizio alla comunità alla quale appartengono. Ha fatto scalpore anche il caso di Giglio Castello dove l’edicola ha abbassato il bandone. Il maestro Uto Ughi che trascorre parte dell’anno proprio al Giglio ha preso carta e penna e ha scritto al sindaco Sergio Ortelli: «Egregio signor sindaco abbiamo appreso con grande rammarico la decisione di sospendere la vendita di giornali al Castello. La notizia ha riempito di stupore e sdegno tutte le persone che hanno un minimo di interesse per la cultura e per quello che succede oggi nel nostro paese. Caro sindaco, un grande pensatore disse: la tradizione non è culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco (la frase era di Gustav Mahler, ndr). Sicuri che lei vorrà considerare seriamente questo fatto che priverebbe il Castello di un servizio fondamentale, molto cordialmente la salutiamo e di seguito riportiamo le firme di coloro che sostengono questa buona causa».
La soluzione degli edicolanti volontari «E’ realmente un problema sociale la mancanza di giornali a Giglio Castello – risponde Ortelli – anche se è comprensibile l’interruzione del servizio che non era remunerativo. Ho chiesto all’Associazione Giglio Castello, un sodalizio volontario, di darmi una mano e loro hanno accettato. Saranno loro, gratuitamente, a improvvisarsi edicolanti per non far scomparire la carovana di carta delle notizie».
Due spunti e accapo Quando si parla di informazione spesso ci si dimentica dell’ultimo anello della filiera, gli edicolanti. Sono passati pochi mesi da quando, a gennaio di quest’anno, sono scesi in piazza a Bologna davanti alla sede Rai le rappresentanze della categoria da tutta Italia. «Il nostro problema sono gli editori e i distributori, che con noi fanno il bello e il cattivo tempo» ebbe a dire Giuseppe Marchica, segretario nazionale del Sinagi-Cgil. Tra le questione aperte quella sulla liberalizzazione della vendita dei giornali che ha creato monopoli locali di distribuzione e permesso alla grande distribuzione di vendere i giornali nei supermercati. Il tutto, a danno dei piccoli edicolanti e delle piccole realtà come quella di Cutigliano e Isola del Giglio. Ma il danno più grosso è al diritto d’informazione che dovrebbe essere garantito a chiunque senza discriminazione territoriale, sia che si viva in cima ad una montagna o nel cuore di un’isola come se si abitasse in una grande città. E a far sentire la propria voce dovrebbe essere anche chi scrive e lavora nelle redazioni affinchè il proprio mestiere, dettato spesso da calda vocazione, non sia affossato dalla fredda legge del mercato. Non possono essere troppi 43 anni, il lasso di tempo che ci divide da quando tale Enzo Biagi, nel suo primo editoriale da direttore de Il Resto del Carlino, ebbe a scrivere: «considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata».