Due giorni di convegno, sessanta anni di monitoraggi, milioni di dati raccolti e, finalmente, una buona notizia: la cupola di Filippo Brunelleschi sta bene. Presenta solo delle lievi crepe ma non destano preoccupazione. Dicono gli esperti che si allargano di “appena” 5-6 millimetri ogni 100 anni e che il ponteggio esterno che per venti anni la chiuse (1978-96), per il restauro degli affreschi interni del Vasari, ne ha addirittura rallentato la frequenza delle aperture.
A giugno esposta la Porta del Paradiso Dunque uno dei simboli di Firenze, quello che per primo svetta alla vista dei milioni di turisti che giungono in Toscana via aereo, o anche dalla splendida terrazza di Piazzale Michelangelo, gode di buona salute. La notizia è stata data dalla due giorni di convegno organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore “Il monitoraggio delle grandi fabbriche storiche”. Con l’occasione il presidente dell’Opera Franco Lucchesi ha annunciato che il prossimo 23 giugno l’esposizione al pubblico della Porta del Paradiso del Battistero, il capolavoro in oro dell’orefice scultore Lorenzo Ghiberti, da oltre venti anni in restauro all’Opificio delle pietre dure.
La evoluzione delle lesioni La cupola una delle più grandi in muratura al mondo insieme a quella di Santa Sofia a Istanbul e San Pietro a Roma, è «soggetta a un complesso sistema di lesioni, in lentissima evoluzione. Le maggiori sono quelle che interessano le vele pari nella parte absidale che misurano oramai circa 6 cm di ampiezza. Di queste, le due principali lesioni hanno avuto un’iniziale rapido incremento negli anni dopo il completamento della cupola, registrando un modesto incremento costante di circa 5,5 mm/secolo. Un aumento talmente modesto da non porre problemi di stabilità, nemmeno per i prossimi secoli, se, in assenza di eventi particolarmente traumatici, il trend fino ad ora registrato sarà confermato».
Ipotesi cerchiatura provvisoria «Nel periodo di circa 17 anni, dal 1978 al 1996, nel quale è stato montato il ponteggio per il restauro delle pitture murali, gli incrementi delle lesioni hanno subito una drastica diminuzione. Tali effetti di rallentamento, una volta che il ponteggio è stato rimosso, si sono poi attenuati. Si tratta quindi di valutare, con estrema prudenza, la possibilità di studiare una cerchiatura provvisoria e reversibile, riprendendo l’indicazione, più volte discussa nel corso dei secoli, a partire da Vincenzo Viviani, allievo di Galileo Galilei, che per primo la formulò nel 1695; ma anche Carlo Fontana, Giovan Battista Nelli e, recentemente, Andrea Chiarugi. La cupola fiorentina, infatti, è l’unica tra le grandi cupole che non sia stata cerchiata, a parte il Pantheon, che ha una struttura particolare».
Il confronto con altri monumenti nel mondo A Firenze, per la prima volta in assoluto, si sono confrontate le esperienze i responsabili dei sistemi di monitoraggio delle più grandi e importanti cupole in muratura del mondo, Santa Sofia a Istanbul, San Pietro in Vaticano, St Paul’s Cathedral a Londra, l’Hôtel National des Invalides di Parigi, e i responsabili dei controlli di altri monumenti come la Cattedrale di Palma di Majorca, le chiese di San Marco e dei Frari a Venezia e la Torre di Pisa.
I segreti di Brunelleschi per la costruzione Recentemente si è provato a svelare i segreti che da secoli avvolgono la costruzione di quegli otto spicchi di cotto che sono stati punto di riferimento per i costruttori del Rinascimento. Lo studioso Massimo Ricci, infatti, nel novembre scorso aveva raccontato il «trucco» adottato da Ser Filippo per impedire ai suoi rivali di imitare la sua tecnica di costruzione. Una sorta di depistaggio che ha mantenuto nel tempo il segreto della costruzione della monumentale opera d'arte. Ricci aveva parlato di uno stratagemma consistito nell'esporre a vista, all'interno della struttura della cupola, mattoni disposti in modo diverso da quello da lui utilizzato, in modo da mandare fuori strada tutti coloro che, osservandoli, cercassero di utilizzare la loro sistemazione come base per arrivare alla tecnica da lui adoperata». Secondo Ricci, che ha impiegato quaranta anni di ricerche e studi e la cui tesi è stata diffusa nel mondo dalla National Geographic Society, «la tecnica usata dal Brunelleschi fu a spina di pesce: il vero segreto alla base della sua realizzazione, come rivela l'unico documento tecnico rimasto dall'epoca della costruzione della Cupola, la pergamena di Giovanni di Gherardo da Prato, esperto coinvolto negli stessi lavori di costruzione».
Quella palla di rame caduta in piazza Ser Filippo Brunelleschi, come noto, eresse la sua cupola sul Duomo di Santa Maria del Fiore dopo aver vinto un concorso di idee e iniziò il cantiere nel 1420. I lavori, che seguì personalmente con cura maniacale, terminarono nel 1436. La lanterna che la chiude in alto fu posta, invece, solo qualche anno più tardi nel 1471. Da quell’altezza (34 metri) nella tempestosa notte del 17 gennaio del 1600 una palla di rame dorato (opera di Andrea Verrocchio) cadde a terra scorrendo lungo le curve della cupola. Per fortuna sotto non c’era nessun fiorentino. Ma oggi nel punto della piazza dove avvenne l’impatto è posta una lastra di marmo a imperitura memoria. Ma senza alcun commento che faccia riferimento all’episodio (tratta da F. Ciarleglio, Il Canto dei Bischeri, Sarnus, 2010).