In tempi in cui in Toscana ma più in generale su tutto il territorio italiano si registra un’emergenza sempre maggiore per l’alto numero di migranti provenienti soprattutto da territori del nord africana, difficilmente collocabili in strutture ricettive adatte, con nella regione governata da Enrico Rossi anche la problematica di alcuni comuni che si rifiutano di partecipare alla equa distribuzione di immigrati; ieri sera è andato in scena sul terreno sussidiario dell’impianto sportivo ‘Poggiolone’ di Fiesole Caldine una partita di calcio particolare denominata dell’accoglienza. Una sfida di calcio a undici tra i rappresentanti del comune diretto dal sindaco Anna Ravoni, e i dodici migranti ospiti del Seminario Vescovile di Fiesole L’evento, organizzato dall’Assessore ai Servizi ai Cittadini con delega al Sociale e celebre per essere manager soprattutto per la realizzazione di grandi eventi di boxe, Francesco Sottili, è stata l’occasione per far sentire la vicinanza della popolazione fiesolana a questi giovani che hanno attraversato il deserto e fatto un viaggio così drammatico per arrivare in Italia. Proprio per questo hanno partecipato alla partita assessori, consiglieri e dipendenti comunali che affronteranno le Super Aquile della Nigeria. I dodici migranti si stanno integrando molto bene secondo i racconti che arrivano dalla comunità di Fiesole, seguendo un corso di italiano e aiutando il Seminario e il Comune con piccoli lavoretti nel capoluogo.
Sport e accoglienza «Volevamo far sentire a queste persone la nostra vicinanza e che fanno parte della comunità e quale miglior modo che una partita di calcio in cui alla fine ci siamo scambiati le maglie – ha raccontato a fine gara Francesco Sottili -. Il buon esito dell’accoglienza di questi dodici migranti si deve alla collaborazione del Seminario Vescovile e alla riuscita del progetto toscano di ospitare queste persone in piccole strutture che permettono un miglior inserimento nel tessuto sociale».
Il Rettore del Seminario di Fiesole, don Gabriele Bandini, che è stato uno degli undici in campo, ha commentato in maniera molto positiva l’iniziativa: «La situazione di queste persone non è semplice hanno lasciato tutto, famiglia e affetti per arrivare in un posto sconosciuto e in un’altra cultura. Qui da noi si trovano bene, ma il fatto che la legge gli impedisca di lavorare li fa sentire sospesi e non è certo piacevole. La partita di ieri sera però è importante per conoscere il territorio e soprattutto per sentirsi accolti dalla gente esterna e non solo da coloro che gravitano intorno al Seminario. Queste iniziative gli permettono di non sentirsi guardati con sospetto, ma invece di essere parte di contesto comune».