La fontana del Bacchino, rovinata da anni di esposizione agli agenti atmosferici, è tornata allo splendore originario dopo un restauro durato tre mesi e costato 80 mila euro. I lavori sono stati curati dalla Direzione servizi tecnici.
Un po’ di storia La fontana si trova in Lungarno Cellini a Firenze dove al numero civico 29 venne realizzato nel 1874 un palazzo su progetto di Giacomo Roster, autore del Tepidarium del giardino dell’Orticoltura e dell’Ospedale dei bambini Anna Meyer. Al piano terra fu aperta una “bottega per uso di fondaco” dove si vendevano tessuti, ed in seguito il palazzo è diventato noto per aver ospitato lo studio dello scultore Libero Andreotti, morto a Firenze nel 1933. Nel 1875, nel lato ovest del palazzo, il Comune di Firenze fece realizzare una fontana pubblica, collocando all’interno di una nicchia in pietra serena una statua di Bacco rappresentato nell’atto di sollevare una coppa di vino. Il riferimento è la fontana di Borgo San Jacopo, dove nel 1838 fu collocata la statua di Bacco in bronzo del Giambologna, proveniente dalla Torre Rossi Cerchi. Al di sopra della vasca ovale di raccolta si trovava una testa di leone, oggi quasi del tutto scomparsa, dalla cui bocca fuoriusciva l’acqua.
L’intervento di restauro L’opera presentava le tipologie di degrado tipiche dei monumenti esposti all’aperto in ambiente urbano, con depositi di sporco superficiali, presenza di patine biologiche e formazioni di croste nere soprattutto sulla statua. La pietra serena della vasca e del piedistallo superiore risultava notevolmente degradata, con esfoliazioni ed erosioni. Le superfici sono state sottoposte a una prima pulitura mediante spolveratura tramite pennelli a setole morbide, quindi è stato applicato un trattamento biocida e in seguito è stata effettuata una pulitura mediante metodi chimici e meccanici. Le fessure e le lesioni sono state riparate e il marmo della statua è stato consolidato. Come trattamento finale è stato applicato un protettivo idrorepellente.