FIRENZE  – Si è aperta martedì 3 maggio la finestra per fare domanda per accedere ai sostegni previsti per il commercio al dettaglio. Sul piatto 200 milioni del Fondo per il rilancio delle attività economiche. Ma le imprese del settore Horeca sono rimaste fuori.

“Non c’è il codice Ateco che ammette le aziende della ristorazione. Un vero scandalo. Un’altra beffa per un settore oggi dimenticato. Su questo ci attendiamo un intervento d’urgenza per ripianare questa discrepanza e questa assoluta sperequazione tra settori. Non basta lavorare a Pasqua per ripianare i debiti che gli imprenditori hanno fatto per sopravvivere a questi due anni di pandemia e restrizioni”, afferma il presidente di TNI Italia, Raffaele Madeo.

Secondo l’osservatorio dei bilanci delle srl realizzato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nel corso del 2020 le srl operanti nel settore ristoranti e alberghi hanno subito un calo dei ricavi, rispetto al 2019, del 44,9%. Il valore della produzione, invece, si è ridotto del 40%, mentre il valore aggiunto ha subito una flessione del 53,6%. Anche gli addetti sono diminuiti, facendo registrare una contrazione pari a 12,5%. In regioni come Toscana, Veneto, Basilicata e Lazio, il calo di fatturato è stato anche più marcato, dal 47,9 al 51,9%.

“Martedì 10 maggio, alle 9.30 – annuncia il presidente – saremo di nuovo nella capitale a far sentire la nostra voce. Lo faremo in occasione dell’udienza in presenza al tribunale di Roma della nostra causa al governo Conte per gli indennizzi che ci spettano a seguito delle chiusure. Basta con queste ridicole pantomime sulle mascherine sulle quali evidentemente si concentra l’attenzione delle più importanti associazioni di categoria. E’ ora di interventi concreti per rilanciare quelle piccole e medie imprese della ristorazione che sono l’eccellenza del nostro Paese e che danno lavoro a quasi 1,5 milioni di persone in Italia, circa 100mila in Toscana”.

“A proposito di mascherine – aggiunge il direttore nazionale di TNI Italia, Simone Giannerini – abbiamo consultato i nostri legali e la conclusione è che non è assolutamente vero che sono tornate obbligatorie sul lavoro. C’è una legge, già passata alla Camera e che dovrà ora essere approvata dal Senato, che dice che dal 1 maggio le mascherine restano obbligatorie solo in alcuni luoghi al chiuso (vedi mezzi di trasporto, cinema, teatri, ecc.), ma non sui luoghi di lavoro e nemmeno dunque nelle imprese di ristorazione e negli alberghi. Il protocollo siglato il 6 aprile 2020 e aggiornato il 6 aprile 2021, quindi confermato dalle parti sociali due giorni fa, non è altro che una raccomandazione, ma non può imporre un obbligo e tanto più non lo è per chi, come la nostra associazione, quel protocollo non lo ha nemmeno firmato”.