Si è concluso, nella sede dell’antica e prestigiosa Fraternita dei Laici di Arezzo, il vertice con le autorità indetto dalla presidente della Fraternita Liletta Fornasari per “salvare” la Soprintendenza aretina. Alla chiamata della Fraternita hanno risposto stamani il pro-sindaco della città Stefano Gasperini, il presidente della Provincia Roberto Vasai, il presidente della Camera di Commercio di Arezzo Andrea Sereni, la senatrice Donella Mattesini, il centro guide e l’ordine degli architetti di Arezzo,i dirigenti della Soprintendenza e diversi cittadini. «Siamo qui per salvare il salvabile, per tutelare l’autonomia del territorio aretino, per il bene di tutta la città – ha iniziato così la presidente Fornasari -. Siamo qui tutti insieme, uniti oltre i colori della politica e gli interessi particolari, perché l’autonomia della tutela e gestione del patrimonio artistico aretino riguarda tutta la comunità nella sua interezza».
Cosa comporta la chiusura «La chiusura della Soprintendenza di Arezzo fortunatamente non andrà a minare i posti di lavoro, che sono tutelati, ma costituirà una perdita immensa di conoscenze specifiche e possibilità di tutela e promozione – ha continuato Fornasari -. La soprintendenza di Arezzo supervisiona quattro vallate dove sono custoditi centinaia di tesori unici al mondo: potremmo passare ore ad elencarli tutti ma senza alcun risultato. Oggi è il giorno per trovare una soluzione in tempi brevi. Qualcosa è andato storto, è innegabile – incalza la Fornasari -. E continua:se siamo giunti a questo punto sicuramente qualcosa non ha funzionato. Non siamo qui per puntare il dito, ma per prendere coscienza degli errori passati e andare avanti per tutelare la nostra autonomia. Un’autonomia vitale che riguarda, per chi non lo sapesse, realtà molto concrete che vanno dalla gestione del restauro alla possibilità di organizzare una mostra».
Il Piano B: un polo museale autonomo «Sarebbe meraviglioso riuscire a salvare la Soprintendenza di Arezzo, ma non possiamo chiudere gli occhi dinanzi alle necessità di revisione dei costi – ha dichiarato Fornasari -. Potremo invece puntare ad una soluzione non altrettanto soddisfacente ma alternativa: potremmo ottenere un polo museale autonomo di rilevanza nazionale: ce ne sono 21 in Italia, possono essercene anche 22. Così saremo come Modena, una città anche lei privata della sua Soprintendenza , che però possiede la totale e completa autonomia gestionale sul suo importante polo museale. Questa sarebbe un’alternativa accettabile».
Tutti a Roma dal Ministro Franceschini Dopo ore di dichiarazioni, il vertice si è chiuso stabilendo una linea d’azione che mette tutti d’accordo: fare pressing su Roma per salvare l’autonomia. «Dobbiamo condividere una linea di azione certa. La mia priorità è andare a Roma per far valere le nostre ragioni», chiude Fornasari. Anche se il decreto per lo stop, come conferma la senatrice Mattesini, è già stato firmato. Comunque sia si tenterà il tutto per tutto, e sarà proprio la senatrice Mattesini, insieme all’onorevole Donati, a farsi portavoce della proposta aretina al Ministro Franceschini.
Sgarbi e Daverio per la Soprintendenza aretina.Dopo le tante voci levatesi per garantire il mantenimento dell’ente aretino arriva anche quella di Vittorio Sgarbi. «Parlerò personalmente con il Ministro Franceschini per garantire la sopravvivenza della Soprintendenza di Arezzo». E rassicura tutti coloro che si dicono preoccupati per la scomparsa della Soprintendeza. «Credo che agglomerare l’ente di Arezzo con quello di Siena non sia dannoso come si pensa, infatti non implicherebbe la chiusura degli uffici e presidi presenti nel territorio» Di diverso avviso è Philippe Daverio che, interrogato sul futuro della Soprintendenza di Arezzo, parla di potenziamento e benefici. «Si tratta di capire cosa comporta un eventuale accorpamento – spiega Daverio – se si trattasse solo di un taglio ovviamente non ci sarebbe niente di positivo, ma devo dire che l’unione della Soprintendenza aretina con Siena non è necessariamente un’idea priva di una certa logica territoriale. Mi spiego. Se all’accorpamento corrisponderà anche un potenziamento questo sarà positivo per tutta la città». Dopo anni di lassismo di un organo che per decenni è stato lasciato lavorare con ritmi letargici, Daverio parla di rinnovamento: «La questione non è solo relativa all’accorpamento con un’altra città – continua Daverio – quanto quella di capire che tipo di rinnovamento si può immaginare nel personale che lavora in Soprintendenza. Soprattutto alla luce del fatto che da tempo non ci sono nuovi inserimenti». Arezzo non rischia quindi di perdere la propria autonomia? «La questione non va vista tanto nell’ottica del taglio quanto in quella del potenziamento – dice ancora Daverio – sia a livello di personale, magari attraverso dei concorsi che da anni mancano in questo settore, che soprattutto a livello di qualità. Le Soprintendenze infatti sono da tempo affaticate. Si tratta adesso di capire cosa significa accorpare. Se unire Arezzo con Siena corrisponderà ad un abbassamento dei costi gestionali e quindi ad un incremento a livello di personale, sarà positivo».