Il bello di quando si scrive un libro, oltre a tante altre cose, è quando durante le presentazioni in pubblico finisce che ti chiedono “Cosa ne pensi di…?”
Per professione io di solito sto dall’altra parte, nel senso che sono quella che fa le domande, non quella che risponde, ma in tempi recenti (molto recenti, sei giorni fa) mi è capitato un cambio di ruolo. Ho presentato il mio primo libro (è vero, potrebbe essere anche l’ultimo, ma perché impedirmi di fantasticare?) che, prevedibilmente, parla di cibo, fornelli, pentole e chef. Fra questi ultimi, molto immeritatamente, mi ci sono messa pure io, visto che ho chiamato la mia “creazione” In cucina con una cuoca pericolosa e mentre lo presentavo in un contesto divertente e amichevole – c’era persino mia mamma in platea – il mio intervistatore mi ha chiesto, un po’ seccato, che ce ne facciamo di tutti questi cuochi in televisione e nei libri? Ma non sono troppi? Sono una moda invadente? Sono le rock (padella) star del XXI secolo? Lui è certo che sia l’ora di finirla con l’invasione di cappelli bianchi e pantaloni a quadrettini bianchi e neri. Io penso che la festa sia in corso, ma lontana, per fortuna, dalla conclusione.
Tanto per cominciare, al mio intervistatore suggerisco di fare un salto alla Stazione Leopolda a Firenze dall’8 al 10 novembre: c’è il XXVIII congresso nazionale dei cuochi. Se sono arrivati al numero 28 e hanno una federazione nazionale, definirli ‘meteore’ mi sembrerebbe azzardato. Ventotto anni fa Gordon Ramsay e Carlo Cracco avevano appena finito le scuole superiori e Masterchef non era nemmeno nei pensieri del suo inventore. Ma Gualtiero Marchesi era già Gualtiero Marchesi e Paul Bocuse al solo sentirlo nominare faceva scattare la salivazione più o meno a qualsiasi interlocutore. La tre giorni di dibattiti, cooking show, degustazioni e mercato di delizie organizzata alla Leopolda fiorentina ha un programma talmente ricco e accattivante che vale la pena consultarlo prima di decidere di non andare (www.foodandwineinprogress.com) e per di più l’ingresso è aperto a tutti, non solo ai cuochi e agli addetti ai lavori.
A questa considerazione di longeva notorietà degli ‘spadellatori’, vorrei aggiungere a uso e consumo di ogni detrattore della cucina sovraesposta a livello mediatico che rispetto al telecomando esiste il sacrosanto diritto di usarlo e cambiare canale se la suddetta cucina in tv ti ha stancato. Al mio scettico intervistatore, infine, devo dare una notizia che forse non amerà: gli chef stellati, o meno, ci sono e sono lì per restare.
Un’idea questa che io, invece, trovo incoraggiante perché in un modo o nell’altro sposta l’attenzione anche su quanto vive dentro e fuori da un piatto: le materie prime. Attraverso le indicazioni che forniscono nei programmi televisivi, nelle interviste, nei talk show e pure nei loro libri – tutti ne firmano uno prima o poi – gli chef spingono a riflettere sull’importanza di mangiare in modo sensato, cucinare con attenzione, utilizzare verdure e frutta di stagione e regolarmente, evitando gli sprechi alimentari e senza strafogarsi di cibo. Non si è mai visto uno chef preparare o far preparare porzioni da caserma. Quindi che siano benvenuti e benedetti, perché, magari senza volerlo, fanno educazione alimentare a vasto raggio e in modo globale. Tutelando un po’ anche i piccoli produttori e le biodiversità dell’agroalimentare. E poi le cucine, i cuochi e la preparazione delle pietanze vengono così bene sullo schermo! Avete mai notato quanto sono belli i dolci, gli arrosti, le insalate o le salse preparate in tv? E che dire dei pranzi e delle cene riprodotte al cinema? Un mondo succulento e mirabile che viene accarezzato ed esaltato dalla macchina da presa e… ma questo è un altro post.
La ricetta Avrò letto (e scritto) decine di interviste a cuochi e cuoche perché hanno il raro privilegio di dire in genere cose sensate e interessanti. A tutti viene chiesta la ricetta preferita, il piatto preferito, la materia preferita, che spesso si traduce in preparazioni semplici basate su alimenti selezionati per la qualità. In questi giorni di olio nuovo mi sento di consigliare un grande classico che non stanca mai: spaghetti aglio, olio e peperoncino. Accompagnati da una spolverata di parmigiano fresco. Il segreto per una riuscita esemplare è stare attenti a far imbiondire l’aglio e non bruciarlo e a non far friggere l’olio, perché cambierebbe il sapore in modo sgradevole. Per il resto, via libera alle quantità preferite!