Il Comune chiede 2 milioni di euro alla Regione Toscana e allo Stato. Riceve come risposta: «Il sindaco non faccia il "leghista”» e nel frattempo interviene anche il presidente della Camera Laura Boldrini che coinvolge la Commissione Ambiente. Tutto questo succede a Volterra dove nei giorni scorsi il sindaco Marco Buselli ha alzato la voce sulla vicenda Solvay, multinazionale che da 20 anni sfrutterebbe le risorse del territorio senza una adeguata compensazione economica. «Una situazione non più accettabile a dispetto dei ripetuti solleciti alla Regione  – ha tuonato il sindaco Buselli – e chiediamo pertanto che, quanto prima e tramite un accordo tra le parti, sia riconosciuto al Comune di Volterra una somma pari a 2 milioni di euro. All’incirca l’ammontare che Solvay verserebbe annualmente nelle casse della Regione e dello Stato».

L’asso nella manica Oggi il primo cittadino di Volterra ha tirato fuori l’asso nella manica. Una lettera del presidente della Camera Boldrini in risposta alle questioni sollevate dall’amministrazione comunale. Nei giorni scorsi, infatti, il sindaco aveva scritto sia all’onorevole Boldrini sia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano evidenziando le criticità emerse ai danni dei cittadini volterrani. «La Presidente – si legge nella lettera inviata al Comune – ha disposto che copia della sua lettera sia trasmessa alla Commissione parlamentare competente, affinché i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione ed assumere le iniziative che riterranno appropriate». «E’ indispensabile fare chiarezza quanto prima e soprattutto che i cittadini abbiano le risposte che attendono da troppo tempo – spiega Buselli -. Per questi motivi nei prossimi giorni chiederò ufficialmente di essere ascoltato in audizione alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Fortunatamente  – conclude il primo cittadino – rispetto a chi pensa di avere già tutte le risposte e minimizza, come la Regione Toscana, ci sono istituzioni che si pongono in una posizione di ascolto e hanno ancora cura delle istanze delle comunità locali».

La replica della Regione La Regione Toscana, infatti, aveva replicato al primo cittadino con una nota a firma dell'assessore regionale al bilancio, Vittorio Bugli. «Non faccia il "leghista", si batta con noi per cambiare la legge sulle royalties – riporta la nota – . I ragionamenti del sindaco di Volterra sono sbagliati, se non addirittura strampalati. Ogni centesimo che entra nel bilancio della Regione dai canoni di concessione mineraria viene già girato ai Comuni nell'interesse dei territori, ed è il caso di Volterra, che ospitano attività estrattive. Invito Buselli a non sposare impostazioni "leghiste": rischierebbe di non fare gli interessi della comunità che amministra. Si impegni piuttosto con noi nella battaglia per cambiare la legge che lascia allo Stato le royalties sulle attività minerarie e per fare in modo che anche quelle risorse finiscano nei bilanci comunali. Questa è' una buona causa».  

Il deputato Cinquestelle Buselli aveva già sottoposto la questione Solvay all’attenzione del deputato Massimo Artini, durante l'incontro promosso  nelle scorse settimane dal Movimento Cinquestelle Volterra e Valdicecina. Nell’occasione gli aveva consegnato un documento con numerosi spunti per una proposta di legge sulla questione Solvay a Saline di Volterra e nella Valle del Cecina ponendo l’accento su ambiente e sicurezza per i cittadini, prevenzione del danno temuto, consumo idrico sostenibile. E ancora, salvaguardia del fiume Cecina, occupazione collegata al mantenimento e allo sviluppo della ex salina e infine criteri di compensazione e perequazione economica.

Nell’occhio del ciclone La Solvay proprio in questi giorni è al centro di un’inchiesta secondo la quale cinque dirigenti dello stabilimento chimico di Rosignano Marittimo sarebbero indagati per scarichi abusivi in mare di fanghi industriali e avrebbero già chiesto il patteggiamento al termine di quattro anni di indagini della Procura di Livorno. Risulterebbero indagati il direttore uscente e altri quattro ingegneri della Solvay perché l'impianto avrebbe scaricato in mare i fanghi di risulta della lavorazione che sarebbero stati annacquati per diluirne la concentrazione. Gli accertamenti del reparto aeronavale della Guardia di Finanza avrebbero infatti dimostrato l'esistenza di 4 punti di scarico non conosciuti da Arpat e la consuetudine, vietata dalla legge, di annacquare i fanghi in modo da aggirare i parametri. Ma attraverso una nota il gruppo Solvay ha precisato che «non esistono, non sono mai esistiti nè ci sono stati contestati dall'autorità giudiziaria scarichi idrici abusivi, che gli accertamenti giudiziari in corso riguardano solamente la gestione dei correnti punti di scarico dello stabilimento e che la gestione dei solidi sospesi, definiti fanghi, presenti negli scarichi idrici non ha alcuna pertinenza con gli accertamenti giudiziari in corso; tale gestione risponde ed è normata da specifiche autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti. Si ribadisce peraltro la non tossicità di tali sedimenti – conclude la nota della società – come riportato anche da un'indagine eco-tossicologica condotta nel 2011 dagli enti di controllo».