Toscana a rischio collasso rifiuti. Entro il 2020, se non vuole portare gli scarti fuori dai confini regionali e rinunciare all’autosufficienza, dovrà ampliare le discariche rinunciando a quel principio di sostenibilità indicato dalle politiche regionali che prevedono solo il 10% dei rifiuti in discarica, il 70% di raccolta differenziata e il 20% di termovalorizzazione. A dichiarare il ‘quasi fallimento’ delle politiche sui rifiuti in Toscana, come riporta oggi Il Sole 24 Ore, ‘gli esperti del settore che, al momento, si limitano a riportare questa realtà in convegni a porte chiuse senza lanciare allarmi ufficiali’.

Quello che è certo è che – spiega il quotidiano economico – ‘La Toscana è a un bivio: o costruisce rapidamente le nuove infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti organici – i biodigestori che integrano il lavoro dei termovalorizzatori – o dovrà aumentare lo spazio in discarica’.

La situazione attuale In toscana ci sono cinque discariche principali a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo in esaurimento per il 2021, a Rosignano in provincia di Livorno in esaurimento per il 2020, a Peccioli in provincia di Pisa ad oggi capiente, a Civitella in provincia di Grosseto in esaurimento nel 2020 e ad Abbadia San Salvatore in provincia di Siena che ha già chiesto l’ampliamento per 50mila metri cubi. Quattro sono invece gli inceneritori: a Montale (Pistoia) dove si bruciano 30mila tonnellate all’anno, a Livorno per 50mila tonnellate anno, a Poggibonsi (Siena9 per 70mila tonnellate e Arezzo per 45mila tonnellate. Il prossimo termovalorizzatore in procinto di apertura è quello di Scarlino in provincia di Grosseto che dovrebbe diventare il più importante di tutta la regione con 155mila tonnellate anno.

‘Eppure – spiega ancora Il Sole 24 Ore – il 2020 non sarà sufficiente. Bisognerà riesaminare il settore della raccolta differenziata, che funziona per l’inorganico, ma a cui manca al momento un segmento fondamentale che integrerebbe il recupero dell’organico’. I biodigestori – le infrastrutture in grado di creare compost – infatti, sarebbero previsti dal piano dei rifiuti ma, di fatto, non sono mai stati realizzati. Secondo gli esperti ne servirebbero 2 nel nord della regione e 2 al sud per un investimento di circa 50 milioni di euro. Interventi che, qualora dovessero essere previsti, non sarebbero comunque pronti per il 2020. Con l’unica soluzione possibile che diventerebbe quella di aumentare la capienza delle discariche. Allo stato attuale, quindi, la differenziata continua a rappresentare il 20%, le discariche il 50% e il resto negli inceneritori.