ROMA – “Una grande emozione per tutti noi. Le parole del Santo Padre sono un monito e una guida per tutti coloro che hanno la grande responsabilità di amministrare un Comune, credenti e no. Ne faremo tesoro”.
Sono le parole di Matteo Biffoni, presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato, che ha guidato la delegazione toscana all’udienza da Papa Francesco che si è tenuta nei giorni scorsi in Vaticano. Erano presenti oltre 120 tra primi cittadini, consiglieri e rappresentanti delle Associazioni regionali; tra loro, oltre Biffoni, i sindaci di Arezzo Alessandro Ghinelli, di Massa Francesco Persiani, di Montelupo Paolo Masetti e di Montecatini Luca Baroncini, oltre al direttore Simone Gheri.
“A volte ci s’illude che per risolvere i problemi bastino finanziamenti adeguati. Non è vero – ha detto il Papa durante l’udienza .- Occorre anche un progetto di convivenza civile e di cittadinanza: occorre investire in bellezza laddove c’è più degrado, in educazione laddove regna il disagio sociale, in luoghi di aggregazione sociale laddove si vedono reazioni violente, in formazione alla legalità laddove domina la corruzione. Saper sognare una città migliore e condividere il sogno con gli altri amministratori del territorio, con gli eletti nel consiglio comunale e con tutti i cittadini di buona volontà è un indice di cura sociale” . “La stessa politica di cui siete protagonisti può essere una palestra di dialogo tra culture, prima ancora che contrattazione tra schieramenti diversi. La pace non è assenza di conflitto, ma la capacità di farlo evolvere verso una forma nuova di incontro e di convivenza con l’altro”.
A parlare a nome di tutti i primi cittadini è stato il presidente di Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. “I due anni che abbiamo alle spalle sono stati anni di lutti e di dolore non solo per l’Italia ma per tutto il mondo. Di questa ferita, il rischio più profondo è la perdita del senso di comunità, di vicinanza e di condivisione – detto – Quanto disagio personale, sociale e psicologico hanno recato i pur necessari comportamenti imposti ai cittadini ed in particolare a quelli più fragili che già prima della pandemia e, a prescindere da essa, vivevano ai margini delle nostre comunità? Ecco, Santità, in questi lunghi mesi i sindaci hanno dovuto e voluto affrontare anche questo tipo di emergenza. Per far questo abbiamo guardato negli occhi la paura, abbiamo affrontato la morte di chi ci stava intorno, abbiamo aiutato chi restava solo in casa e facendogli avere un sacchetto di spesa o anche solo chiamandolo al telefono per una breve chiacchierata. Anche noi abbiamo avuto paura, Santità. Non ci vergogniamo a dirlo”. Come tutti, non avevamo nei primi tempi gli strumenti e le conoscenze per affrontarla e temevamo che questa bufera avrebbe spazzato via tanti anni di lavoro e di sacrificio, dei nostri concittadini e di noi amministratori. Eppure noi, anche per la responsabilità che abbiamo, questa paura sapevamo di doverla vincere e l’abbiamo vinta”. Infine Decaro ha rievocato la figura di Giorgio La Pira, grande sindaco di Firenze. “Credo che l’esperienza di La Pira come sindaco, simboleggi alla perfezione, sia pure a un livello che nessuno di noi può aspirare a raggiungere, quell’insieme di concretezza” necessario per uscire dalle esperienze più drammatiche.