Uniti si vince è il mantra che ripetono seguendo un sottile filo conduttore che li unisce da nord a sud dell’Italia, isole comprese. Sono i sindaci dei Comuni dimenticati. Dimenticati dalla politica che conta, quella che dovrebbe ascoltare i bisogni dei territori, in modo indiscriminato e trasversale con in testa le emergenze che dai territori più disagiati arrivano ma che, come urla sorde tra le montagne, finiscono per essere un’eco che si esaurisce nel voto. «Sindaci contro, sindaci per…» che oltre ogni colore politico sono orgogliosi di amministrare un’Italia minore e sono pronti ad assumersi enormi responsabilità pur di tenere in vita e dare un futuro alle comunità che sono stati eletti a guidare.
Gli Stati Generali La loro voce è tornata a farsi sentire forte nei giorni scorsi a Volterra dove l’Associazione dei Comuni dimenticati – ad oggi oltre 50 Comuni tra adesioni avvenute e prossime – si è riunita per la quarta edizione degli stati generali. I piccoli Comuni in Italia sono oltre 5800, incidono per i 2/5 della spesa del Paese in questo settore che è di 60 miliardi di euro ma amministrano l’84% dei territori. Dati che evidenziano come i piccoli Comuni siano la vera forza motrice dell’Italia ma che, paradossalmente, non trovano adeguata rappresentanza negli organismi che devono dialogare con la testa del Paese. In primo luogo quell’Anci in cui, troppo spesso, sono solo le grandi città a vedere riconosciute le proprie istanze. Il ritornello è sempre lo stesso, ovunque in Italia: non ci sono i numeri. Quei numeri per la regione o per lo Stato non sono persone, per i sindaci invece lo sono eccome. Perché mancano i numeri, si chiedono i sindaci? È un serpente che si morde la coda: perché non ci sono servizi, perché si continua ad impoverire questi territori, a renderli poco appetibili, a non investirci, ad utilizzare soltanto la legge dell’equilibrio economico.
Sindaci da tutta Italia A Volterra sono arrivati da molte parti della Toscana come l’Isola d’Elba o Grosseto, dal Piemonte, dal Lazio, dalla Sicilia, dalla Sardegna, dalle Marche. Dell’associazione fanno parte anche comuni della Campania e della Calabria. «Oggi possiamo fare un salto di qualità – ha detto il Sindaco di Volterra Marco Buselli salutando i suoi colleghi – oggi possiamo chiedere ciò che ci spetta». Sanità, istruzione, servizi agli anziani, trasporti, Poste, giustizia, i temi sono tanti su cui i sindaci promettono di dare battaglia pronti a difendere con forza i loro diritti essenziali e costituzionali, senza i quali non si può vivere.
La Sicilia contro il Muos Le storie sono le più disparate come quella del sindaco di Niscemi Ciccio La Rosa. La sua è una vera battaglia di Davide contro Golia perché oltre a lottare per il mantenimento dei servizi, sta difendendo la salute pubblica combattendo contro il MUOS (Mobile User Object Sistem), sistema americano di comunicazioni satellitari ad alta frequenza e a banda stretta che ha visto l’installazione di tre gigantesche antenne paraboliche radar ad altissimo impatto ambientale nella riserva naturale Sughereta di Niscemi, con l’instaurarsi di campi elettromagnetici possibile pericolo per la salute dei cittadini. «All’Elba – ha detto il vice sindaco di Portoferraio Roberto Marini – siamo in inverno 34mila, ma d’estate diventiamo 300mila al giorno e noi abbiamo il dovere di garantire stesse condizioni ai nostri cittadini e ai nostri visitatori. Occorre una legge per garantire le realtà ultra metropolitane. Lontano dal sole fa feddro».
Il diritto alla salute Tra le battaglie dell’associazione quella sul diritto alla salute. La prima azione è stata proprio quella di un incontro con i vertici del Ministero della Salute, al fine di discutere su urgenti modifiche al Decreto Balduzzi che garantiscano l’obbligatorietà, da parte delle Regioni, di riconoscere lo status di ‘presidio ospedaliero di area particolarmente disagiata’ in presenza di requisiti oggettivi e omogenei sull’intero territorio nazionale.
L’incontro al ministero della salute E proprio a Volterra il presidente dell’Associazione e Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha annunciato che le istanze sono state esposte e discusse in un incontro bilaterale con il Direttore Generale della programmazione sanitaria Renato Alberto Mario Botti e del Capo dell’Ufficio Legislativo l’Avvocato di Stato Maurizio Borgo. L’associazione è stata così invitata a far sentire la propria voce nell’ambito di un tavolo di monitoraggio sull’attuazione del Decreto Balduzzi che sarà a breve costituito presso il Ministero della Salute e a predisporre una base di lavoro contenente le proposte considerate essenziali per garantire il mantenimento della rete di emergenza-urgenza nei centri situati in aree disagiate. «Voglio ringraziare il Ministro Lorenzin, grazie alla sua sensibilità si è aperto un importante percorso di mediazione, incentrato sul superamento della logica dei “numeri” riguardo ai territori interni e marginali del Paese – ha detto Pirozzi – sono realtà dimenticate ma che non vogliono essere tali, sono territori dove ogni giorno si lotta per difendere il diritto a vivere nei luoghi che si amano».
La proposta di legge A Volterra non è voluto mancare il deputato toscano ex M5S Massimo Artini che da sempre segue con attenzione l’attività dell’associazione. Nelle sue mani il sindaco di Volterra Buselli ha consegnato una proposta di legge di soli due articoli per la salvaguardia dei presidi ospedalieri nelle aree disagiate e il mantenimento dei pronto soccorsi in modifica al decreto legislativo 502/92. «Vi ringrazio – ha detto Artini – sono sicuro che da oggi potrà partire un percorso comune in grado di arrivare, in breve tempo, a dare i primi risultati. Il mio impegno su questo sarà massimo».
La rete dei comitati A supportare l’attività dei sindaci anche la rete dei comitati. In prima linea il Crest della Toscana che ne raccoglie altri 13, oltre ai vai comitati sulla salute. «Se sindaci e cittadini si uniscono, si può ottenere molto – hanno detto -. La politica deve tornare ad occuparsi dei cittadini e a stare al loro fianco».