Alle porte di Arezzo ci sono due comuni pronti a unirsi: Capolona e Castiglion Fibocchi. Quasi 5500 abitanti il primo, appena 2200 il secondo. I due consigli comunali hanno votato entrambi all’unanimità per la fusione. A detta loro, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Ma il rischio c’è: l’8 e il 9 maggio ci sarà il referendum consultivo, e se i cittadini decideranno per il no, i loro sindaci si dicono pronti a fare retromarcia e a non ricorrere alla fusione forzata. Ne abbiamo parlato proprio con loro, Alberto Ciolfi, sindaco di Capolona e Salvatore Montanaro, sindaco di Castiglion Fibocchi.
Sindaci a confronto «Tutto il consiglio comunale ha detto sì, anche la minoranza è con noi – esordisce Ciolfi, primo cittadino di Capolona -. Abbiamo votato la fusione all’unanimità. I due schieramenti hanno avuto da sempre come priorità quella della fusione, è stato semplice trovare un accordo. Siamo felici, questo dà una grande forza al nostro comune. La fusione la si vuole fare principalmente per gli incentivi, le facilitazioni e le possibilità di crescita e benessere che ne derivano, come diminuire le imposte e sbloccare gli investimenti. La Legge di Stabilità ha addirittura raddoppiato l’incentivo per le fusioni dei comuni. È sciocco che un’amministrazione comunale non tenga in conto tutto questo, oltretutto il piano di revisione istituzionale è nazionale». «Si va verso la semplificazione, pensiamo all’abolizione delle province. Sia io che Montanaro – aggiunge Salvatore Montanaro, sindaco di Castiglion Fibocchi – siamo all’inizio della prima legislatura, ma non ci siamo fatti intimidire e ci siamo subito adoperati per la fusione. Prima che la fusione ci venga imposta, siamo noi che lavoriamo per il comune unico e per non lasciarci sfuggire il contributo statale straordinario per 10 anni, il contributo regionale straordinario per 5 anni, i premi regionali e l’esclusione dal patto di stabilità per 5 anni».
Per quel che riguarda Capolona in passato si era parlato di una fusione con Subbiano, mai andata a buon fine…
«Sì purtroppo non è andata bene – spiega Ciolfi –. Sembra che la fusione non sia una priorità per il comune di Subbiano. Ma lo è per noi, e in Castiglion Fibocchi abbiamo trovato una grande affinità. Sia io che Montanari abbiamo fatto un bell’atto di coraggio e generosità verso i nostri territori».
Coraggio e generosità?
«Sì, perché stiamo rischiando di non essere compresi e essere considerati frettolosi per la nostra corsa alla fusione. Ma l’occasione è troppo importante per farcela sfuggire. Il territorio deve crescere e ha bisogno di risorse. Arriveranno con la fusione».
A maggio si terrà il referendum consultivo per la fusione dei due comuni. Come intendete comportarvi se l’esito risultasse negativo? Si ripeterà il caso della fusione forzata tra Abetone e Cutigliano nel pistoiese?
«Per Abetone e Cutigliano è stata fatta la somma dei sì. Ma il problema non sono i no alla fusione del comune di Abetone ma la contraddizione che sta alla base della legge regionale. Sono i consigli comunali ad essere legittimati a scegliere il sì o il no di una fusione. Siamo lì per rappresentare e scegliamo rappresentando la maggioranza dei cittadini».
Quindi se i suoi cittadini votassero per il no, la fusione si farebbe lo stesso?
«Non si fa nulla a dispetto dei santi. Io e Montanaro siamo d’accordo. Se la maggioranza dei cittadini dei due comuni dirà no, la fusione non si farà. Però se ci sarà questo no dovremmo chiederci che abbiamo fatto finora, chi abbiamo rappresentato. Perché questa fusione parte da due consigli comunali che si sono mossi su indirizzo dei loro cittadini».
«Il referendum consultivo è un errore, andrebbe abolito» Il sindaco Alberto Ciolfi ne è convinto e ci spiega perché: «per essere più democratici delle altre Regioni, in Toscana finiamo per esserlo meno e perdere delle occasioni importanti. La somma dei sì dei due comuni è una forzatura – perché ovviamente se un comune è più grande, ha una quantità di voti maggiori – così come la minoranza di un pugno di voti non dovrebbe decidere il destino di migliaia di cittadini. Sennò la politica che ci sta a fare? Sono i consigli comunali a dover decidere, altrimenti capita come nel caso della fusione mancata tra i Comuni di Castel San Niccolò, 3mila abitanti, e Montemignaio, 500 abitanti. Il progetto di fusione era stato approvato in referendum dal 90% degli abitanti di Castel San Niccolò, ma bocciato da una minoranza di cittadini di Montemignaio, 260 per la precisione. Ecco a me non sembra giusto che neanche trecento persone decidano il futuro di migliaia. La minoranza non può decidere, questa è la debolezza di questa legge regionale».
Salvatore Montanaro, sindaco di Catiglion Fibocchi, mostra l’altra faccia della fusione: che cosa cambierà per i cittadini?
«Col sindaco Ciolfi abbiamo un accordo. Stiamo lavorando al nuovo Statuto del comune unico da condividere coi cittadini. Avremo due municipi, uno a Capolona e uno a Castiglion Fibocchi. I servizi ai cittadini saranno tutelati e potenziati, anche se gli uffici di gestione della macchina comunale saranno unificati per l’economia delle risorse. Anche se siamo il comune col minor numero di abitanti tra i due, i ruoli e il peso decisionale tra noi e Capolona sono paritetici. Altrimenti si parlerebbe di annessione e non di fusione. Diventeremo un unico comune di più di 7mila abitanti e le dimensioni non conteranno più. Cresceremo non solo per numero di abitanti, ma anche grazie ai grandi vantaggi economici che avremo. Diminuirà la pressione tributaria e daremo ai cittadini quei servizi di cui hanno bisogno e che sono sempre mancati».
Quali sono le priorità del Comune di Castiglion Fibocchi a cui risponderà questa fusione?
«Prima di tutto il tema ambientale. Fino ad un anno e mezzo fa la vivibilità a Castiglion Fibocchi era compromessa dalla presenza di una discarica. Oggi è chiusa, ma la zona merita di essere protetta e valorizzata. Stanno nascendo tanti agriturismi, bisogna garantirgli la tutela ambientale che meritano. Poi vogliamo potenziare gli impianti sportivi per i giovani, vogliamo istituire una residenza assistita per gli anziani. Abbiamo una piccola frazione, Gello Biscardo, dove vivono trenta abitanti. È un piccolo borgo che può diventare un centro attrattivo perfetto per il turismo toscano. Tutti gli investimenti che faremo saranno in coerenza col nostro territorio».