A fine 2015 sembra di essere alla fine della storia. Tutto torna al punto di partenza e Siena può dirsi nuovamente una città “felice e contenta”. Come nel finale delle migliori favole, dunque. Lieto fine, dunque? Sembra di sì, almeno per qualcuno che oggi prova a convincere che la nottata è passata, stiamo calmi, tutto tornerà al suo posto. E, non azzardandosi a promettere che sarà meglio, sembra assicurare che a Siena tutto sarà come prima.
Prima del disastro dell’Università, del commissariamento al Comune di Siena, del disastro Mps e della Fondazione e dei successivi disastri che hanno interessato (e ancora interessano) la Provincia, i Comuni senesi, le società partecipate. E che i cittadini iniziano a conoscere sulla propria pelle ogni volta che pagano le tasse. Tra le più alte della Toscana. Per fare un esempio il consigliere comunale Ernesto Campanini ha ricordato in Consiglio Comunale che mentre l’Acquedotto del Fiora spa presenta un bilancio 2014 con un +44% rispetto al 2013 (10 milioni e 400 mila euro di utile) le famiglie senesi pagano in media circa 562 euro all’anno di acqua, secondi in Italia per la bolletta più alta. Con un trend di rialzo del 50% dal 2007.
Nonostante questo, però, serpeggia nell’aria un refrain che mira a dire: “Tranquilli, è finita”. E del resto è facile attaccarsi al treno governativo che da giorni stambura e rassicura tutti sulla fine della crisi. In questo senso leggo la vicenda della candidatura di Siena Capitale europea della cultura dello scorso anno, con il professor Pierluigi Sacco finito nelle nebbie quando la candidatura non è andata a buon fine, che aveva creato più di qualche illusione in molti o la notizia, data con grande enfasi nei giorni scorsi (alla presenza addirittura dell’assessore regionale alla sicurezza Vittorio Bugli), sulla diminuzione di reati nel 2014 (ma con un trend in crescita nel decennio), e salutata con un titolone virgolettato su Il Corriere di Siena che strillava “Siena è ancora isola felice”.
A questo si aggiunge la gustosa intervista di qualche settimana fa sulle colonne del freepress #Siena al professor Giovanni Grottanelli de Santi che ironicamente descrive i senesi come “tutto sommato contenti della loro città, dei loro amministratori, di quel potere politico che dal dopoguerra calamita il loro consenso e si assume l’onere della gestione della città”. Senesi, gente contenta, dunque? Oppure una ironica iperbole per scuotere l’apparente normalità che sembra essere ricaduta sulla città dopo gli anni dei disastri? Una fucilata per squassare il silenzio della notte che sembra stia nuovamente calando sui tetti di Siena.
«Il fatto di aver recepito e digerito una formidabile sconfitta come reputo quella del Monte dei Paschi – spiega il professore costituzionalista che fu il primo Presidente della Fondazione Mps al tempo della scissione dalla Banca divenuta società per azioni – che, al di là delle responsabilità dei singoli, ha reso evidenti le responsabilità o quantomeno l’inettitudine della classe dirigente, va in questa direzione».
Il professore, parlando al passato, lascia dunque intendere che la comunità, superato il disastro, non sembra affatto interessata a comprendere quel che le è accaduto, inconsapevole che il furto subìto si perpetrerà sulle future generazioni. Bene, dunque, allora se diminuiscono anche i piccoli furti e delitti, potremo sempre dire che siamo “felici e contenti” perché, come cantavano un tempo Dario Fo e Enzo Jannacci il nostro piangere fa male al Re. “Si, beh; ah beh …”
E per chi si lamenta? Chi contesta? Chi si oppone? Chi ancora si ostina a chiedere conto? Solo gufi, gelosi e invidiosi. Del resto lo dice anche il premier. Non c’è veramente un altro modo per raccontare il presente e il futuro di questa città partendo dalla sua storia più recente?
Ah, s’io fosse fuoco