Nonostante Bruno Valentini si stia adoperando in tutti i modi in un lavoro teso a far tornare Siena una città “normale”, cercando di accorciare le distanze tra il Palazzo e i senesi (il Sindaco è praticamente ovunque venga invitato e vi sia una iniziativa pubblica. Ha sorpreso persino Beppe Fiorello che se lo è ritrovato a teatro!!), sembra che il rilancio della città sulla scena nazionale e internazionale sia affidato, per una serie casuale di eventi, a tre “Capitani di Ventura” (nella migliore accezione) di provenienza foresta, che rimandano la memoria al Guido Riccio dei Fogliani da Reggio (Emilia), reso immortale da Simone Martini.
Chi sono i tre Condottieri cui i senesi affidano sogni e speranze in questo inizio di 2014? Ne individuo al momento tre e rispondono ai nomi di Antonella da Gavorrano, Fortemario da Milano, Sacco da Pescara.
Primo è Antonella Mansi che dalle lande maremmane torna a Siena (dove ha studiato) per guidare nel settembre scorso la derelitta Fondazione Mps in un’impresa che al suo giungere sembrava impossibile: far sopravvivere l’ente dopo la diarchia di Giuseppe da Catanzaro e Gabriello da San Gimignano e combattere in un duello all’arma bianca con il dirimpettaio di Rocca Salimbeni, Alessandro da Genova. Il combinato disposto di queste due sciagure poneva l’ente di Banchi di Sotto di fronte al concretissimo rischio di sparire, rischio che si sarebbe avverato – per la gioia di tanti personaggi interessati, per più motivi – se la Banca Mps fosse andata a piazzare l’aumento di capitale nel gennaio scorso. Questo rischio letale è stato sventato, appunto, da Antonella da Gavorrano, che ha saputo fare quello che non era riuscito al suo predecessore: dire «no» alla Banca e ristabilire il corretto rapporto tra azionista e società posseduta. Da gennaio il titolo ha quasi raddoppiato il suo valore (e certamente non è merito suo) e in questa condizione favorevole ha trovato oltre Oceano alleati, speriamo fedeli, per il futuro (in attesa che Bankitalia e il Tesoro diano il via definitivo entro aprile). Al genovese non è restato che fare buon viso, rimangiandosi le profezie di sVentura. La presidente prestata dall’industria chimica (come ha detto anche sabato scorso davanti ad una platea di oltre 200 giornalisti) ha dimostrato “attributi” degni di un Bartolomeo Colleoni.
Secondo è Mario Beretta, allenatore del Siena di quest’anno, già artefice di salvezze importanti nel campionato di Serie A con i Bianconeri e tornato nella Robur nell’anno più difficile, sovrastato da fosche profezie di sVentura (e fallimento) e tormentato dai punti di penalizzazione inflitti. Fortemario da Milano è riuscito ad estraniare la squadra e il gruppo tecnico dal contesto della società, ispirando uno spirito eccezionale nei giocatori e nello staff, un amalgama raramente visto tra vecchi campioni (Giacomazzi, Vergassola, Rosina, D’Agostino) e giovani leoni (Giannetti, Rosseti, Spinazzola). Questo spirito pugnace da “Compagnia di Ventura “, ha saputo resistere alle deficienze della proprietà, alle continue penalizzazioni, alle voci più drammatiche, alle svendite del calciomercato di gennaio. Il Meneghino e i suoi ragazzi hanno ora a portata di mano un’impresa eccezionale, la possibilità di scrivere una pagina epica e incredibile nella storia del calcio, restituendo questo sport fin troppo oltraggiato e mercificato alla sua originaria forza di sogno popolare. Nemmeno il tentativo di caricare sulle spalle della squadra la cosiddetta “riqualificazione” del Rastrello è riuscito, ad oggi, a incrinare la granitica compattezza di un gruppo di ragazzi – di cui l’unico senese, Niccolò Giannetti, è stato costretto all’esilio dalla Società – che sul campo di calcio e non solo restituiscono a questa città l’orgoglio del suo valore.
Terzo è Pierluigi Sacco, direttore della candidatura di Siena a Capitale Europea della Cultura 2019 e, come gli altri, è un professionista del suo settore che ha deciso di mettersi alla prova e rischiare il buon nome accettando di “servire” Siena in questa disfida senza esclusione di colpi. Chiamato da Maurizio Cenni, confermato da Franco Ceccuzzi, e ora sostenuto da Bruno Valentini, ha saputo motivare un gruppo di giovani valenti di varia provenienza, portando il nome (la storia, le caratteristiche, le virtù, le storie) di Siena in giro, cercando alleanze e tessendo relazioni, con l’esperienza e la lungimiranza di chi lavora seriamente nel mondo dell’economia della cultura. Anche lui, come Antonella e Mario, si è saputo estraniare rispetto alle “beghe di paese” che attraversano Siena da anni, e costruire un percorso autorevole e riconosciuto per la candidatura. Ed è già questo un ottimo risultato. Qualcuno, appassionato alle dinamiche astrali, indica per lui un solo funesto presagio che porta nella data di nascita, il 20 luglio. Come un altro Capitano, un tempo adorato in città. Ma è immaginabile che questa sia l’unica coincidenza tra i due.
Come Settecento anni or sono, la città di Siena, estenuata da lotte intestine e impoverita da quelli che si ritenevano i suoi “figli migliori” anche se non nati sui tre colli (ma in realtà figli prediletti del “Sistema” che ne ha governato i destini negli ultimi venti anni), si è rivolta fuori le mura per trovare condottieri in grado di guidare i suoi eserciti “insozzati dalle faticose marce sotto la pioggia” in campo aperto a vincere le battaglie più dure. Come una volta, Capitani di Ventura.
Ah, s’io fosse fuoco