orologio palazzo pubblico
L’orologio sulla Torre del Mangia a Siena di Bartolomeo Guidi

«Lentamente muore chi non capovolge il tavolo»: è un verso di una bellissima poesia, “Lentamente muore” (leggi). Talmente bella e profonda che diffusamente è stata attribuita a Pablo Neruda, ma è in realtà di Martha Medeiros, poetessa e giornalista brasiliana poco più che cinquantenne, di grande talento. Mi è venuta in mente leggendo oggi le notizie del fallimento della Siena Biotech, conseguenza diretta della scelta della Fondazione Mps di tagliare all’improvviso i ponti.

E mi è venuto in mente quel verso, pensando a Siena, alla mia città e al rapporto con la “sua” banca, di cu il presidente della Fondazione Mps – cioè l’ente che dovrebbe garantire l’interesse della città nella banca, se no che ci sta a fare? – sta dando per scontata, attraverso interviste e dichiarazioni sui media, una fusione senza se e senza ma. Anticamera di possibili effetti devastanti sull’occupazione senese, perché la Direzione Generale e il Centro Elettronico potrebbero divenire a rischio e con loro, i circa 4000 posti di lavoro.

Nessuno parla di questo con la sufficiente forza. Dominano i silenzi. L’unico che parla è Marcello Clarich, pro-fusione. Anzi, visto che il Monte è quotato in borsa, mi stupisce il silenzio della Consob, su queste continue esternazioni di Clarich, cioè di colui che rappresenta il pacchetto di maggioranza – in virtù dell’accordo con i pattisti – della banca che va all’assemblea tra pochi giorni.

E il silenzio su tutto questo degli enti nominanti, quelli che rappresentano il territorio, Comune in testa, rotto soltanto da un comunicato domenicale del sindaco Bruno Valentini, mi ha fatto venire in mente il verso iniziale della poesia di Martha: «Lentamente muore chi non rischia».

Io credo la vicenda della attuale Fondazione Mps, faccia capire bene che al sistema di potere politico-finanziario degenerato, senese con derivazioni nazionali, che ha dissipato miliardi di risorse frutto della storia di tante generazioni di senesi, si sia oggi sostituito un potere che non ha confini, ma che è quello della finanza globalizzata, e che opera secondo criteri standard in tutto il mondo.

Questo potere con la P maiuscola sta operando a Siena approfittando di alcune circostanze:

  1. la subalternità dell’unico ente che poteva/doveva rappresentare una variabile, la Fondazione Mps;
  2. la cattiva fama dei senesi, che se parlano del futuro della banca, vuol dire che vogliono ricominciare a trescare sulla banca;
  3. l’incapacità del Comune di esprimere posizioni nette che richiamino anche il Governo (futuro azionista di Mps) a dire la propria;
  4. la debolezza assoluta della politica, maggioranza e minoranza, che neppure ora riesce a determinare una posizione forte e comune sul futuro della propria banca;
  5. i cittadini distanti e distratti da decine di altre cose, da polemicuzze ininfluenti e questioncelle mediocri e marginali, in un città sempre più ottenebrata da una nebbia diffusa che ammorba la nostra contemporaneità e rende inquietante il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli e nipoti.

«Lentamente muore chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati», dice la poesia di Martha. Ecco io avrei fatto volentieri a meno, di questi tempi, dei “consigli sensati” dei professori competenti a cui si è dato il timone come fece il Paese con Monti; così come dei “consigli sensati” dei banchieri di lungo corso, dei politici “corretti” che se ne stanno zitti e buoni al riparo dei diktat dei nuovi potenti, e contribuiscono a spargere cenere su una città il cui orgoglio è stato ormai raso al suolo.

Mi consola solo la conclusione della poesia di Martha Medeiros: «Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità». Ecco, non perdo la speranza che con pazienza ma anche determinazione, Siena, prima o poi, capovolga il tavolo.