La partita di calcio più divertente che ho giocato, in altri tempi, è stata una sfida a Castiglione della Pescaia, tra scapoli e ammogliati. Siccome io ero un ammogliato giovane, i manager della squadra degli ammogliati, mi facevano una corte spietata e alla fine accettai di scendere in campo. Ecco, parimenti, la questione dell’essere “gggiovane”, è tornata molto in auge in politica con l’era Renzi. Lui ci ha giocato molto e bene per sbarazzarsi dei dinosauri del suo partito. Ma poi, il dato generazionale è diventato un valore aggiunto a prescindere dalle qualità personali: se sei “gggiovane”, almeno sotto i 40 anni, conti di più e puoi essere utile alla “squadra”.
Da questo assunto giovanilista, sono derivate alcune conseguenze: la prima, positiva, è che tante energie giovani che erano chiuse dal gioco di potere dei vecchi, soprattutto interne al Pd, sono riuscite a emergere nella politica e nell’amministrazione. Mi vengono in mente diversi nomi a livello regionale e nazionale: non li faccio perché siccome hanno ruoli importanti, non vorrei essere tacciato di cortigianeria. La seconda conseguenza è che, parimenti, tanti giovani sono stati chiamati a far parte della squadra vincente, a prescindere dalle loro qualità e dalla loro competenza, solo per mostrare la propria carta d’identità e le loro camicie bianche senza cravatte. Mi vengono in mente alcuni nomi di miracolati, ma anche questi li tengo per me.
Se applichiamo questa dinamica generale ai territori, allora il quadro diventa dirompente. Renzi è diventato segretario del Pd, ma si è fermato ai livelli regionali quanto ad attenzione e analisi delle dinamiche locali e della coerenza con la linea del Capo. Nei territori provinciali così, truppe di una parte, sono trasmigrate nell’esercito vincente, senza colpo ferire, in virtù di strampalati accordi congressuali all’insegna di unanimismi che hanno evitato il confronto. Una camicia bianca e via, tutti renziani, smacchiati tutti i reperti del passato, meglio del Dash. Ed è così aumentato lo squilibrio tra i giovani bravi che sono riusciti a emergere – e di conseguenza a dare un taglio nuovo alla politica e all’amministrazione – e i giovani emersi solo per la loro utilità anagrafica, anche ai fini delle trasmigrazioni congressuali e agli accordi per le poltrone.
La premessa, calandosi nella realtà senese, serve a inquadrare un comunicato firmato da una ventina di amministratori, che chiedono un cambio di passo al Pd provinciale. Chissà se oltre al comunicato avranno anche whatsappato al giovane segretario provinciale Niccolò Guicciardini. Come si fa tra giovani. Perché il comunicato stampa diffuso ci tiene a categorizzare detti amministratori, in modo chiaro e preciso, presentandoli come «un gruppo di giovani amministratori, dirigenti e volontari del Pd senese». Senza quell’attribuzione generazionale – giovani – si riteneva, evidentemente, che il comunicato e la presa di posizione avessero meno appeal.
Il comunicato merita però attenzione sia per i contenuti che per il momento in cui è stato diffuso. Perché il tempo è una variabile importante dell’agire politico. Il contenuto è assolutamente condivisibile, ma anche al di là del Pd. Basterebbe questa frase: «Basta nomi, se Siena vuol ritrovare centralità bisogna avere le idee chiare su quale possa essere il ruolo del nostro territorio in Toscana. Il Pd deve confrontarsi quanto prima sui contenuti e presentarsi con la forza delle proposte». Bello, e chi è che può dirsi contrario? È meglio avere le idee chiare che non averne. È indubbio che quello sia il tema centrale in vista delle elezioni regionali: senza un’idea precisa di Siena e delle terre senesi, si continuerà a navigare a vista con la barchetta piena di falle.
I tempi: nel comunicato si scrive che «già alcune settimane fa i firmatari avevano chiesto un “cambio di passo al Pd provinciale”». Grazie al web si ritrova il comunicato, significativamente intitolato «Il Pd cambi passo», così come si dice nel comunicato attuale. È del 20 ottobre 2014. Appena fuori dallo scontro interno al Pd sul “patto del Bravio” per l’elezione del Presidente della Provincia, poi stemperato, una settimana prima del comunicato, con l’elezione di Fabrizio Nepi.
Adesso arriva il nuovo comunicato con le stesse firme, con la stessa puntualizzazione che trattasi di “giovani”, e sostanzialmente con lo stesso titolo: Pd cambia passo, con l’aggiunta della centralità senese nello scacchiere toscano, viste le dinamiche pre-elettorali già in moto. Le analogie sulla tempistica conducono a riflettere sul fatto che così come ad ottobre si era a ridosso di una elezione compiuta – seppure indiretta – proprio in questi giorni, si sta animando la dialettica interna al Pd sulle candidature per le elezioni regionali. Per esempio con il derby della Valdelsa tra Simone Bezzini e Marco Spinelli.
È vero che i venti amministratori premettono che non vogliono nomi. Ma fra qualche settimana sui nomi si tratterà di far sintesi per le candidature. E impazzerà il puzzle degli accordi fra candidati, anche in virtù delle coppie uomo-donna e degli accordi tra candidati che da un territorio in cui sono forti, andranno a pescare in un altro, appunto anche in virtù delle accoppiate. Valdelsa e Valdichiana la faranno da padroni e la città di Siena – quello più colpita dallo scempio – resterà con il cerino in mano, come è tradizione nelle logiche del partito di maggioranza. Sarà interessante vedere come i firmatari del documento, dopo aver chiesto il cambio di passo sulle idee, premessa di contenuto importante, si muoveranno sul fronte della candidature.
Allora si capirà fino in fondo dove andrà a parare il “cambio di passo” auspicato. Vista la realtà attuale di Siena e il disastro senese degli anni scorsi, provocato dalla politica in cui il Pd esprimeva la stragrande maggioranza della classe dirigente, il primo “cambio di passo” in qualsiasi scelta, quando dalle idee si passerà – necessariamente – ai nomi, dovrebbe essere quello della competenza. Per Siena sarebbe una rivoluzione, non solo un cambio di passo. E si è davvero giovani, solo se si è rivoluzionari per davvero. Sopratutto a Siena, dove la restaurazione è sempre dietro l’angolo.