SIENA – C’è più di una traccia che lega Siena a Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia scomparso questa mattina a 86 anni dopo un breve ricovero al San Raffaele di Milano.
Un rapporto che parte da lontano. Dalla fiducia concessa negli anni Settanta dal Monte dei Paschi all’allora imprenditore. In pratica l’inizio della sua ascesa, che un ventennio dopo lo porterà a irrompere nella scena politica. Da allora, il legame con Rocca Salimbeni rimarrà solido nel tempo. Nell’aprile 2010 poi il Cavaliere punterà la tenuta La Selva, non lontano da Monteroni d’Arbia. Quel giorno ad attenderlo all’aeroporto di Ampugnano, il sindaco Jacopo Armini, ma anche il collega di Sovicille, Alessandro Masi. Ad accompagnarlo anche il fido avvocato Niccolò Ghedini, raggiunti più tardi dalla la figlia Marina. L’acquisto però non andò in porto.
A differenza di quello che accadde due anni dopo, quando Berlusconi comprò la casa di Danilo Mariani, a Sarteano. “Non per abitarla ma per aiutare me che sto costruendo una villetta e da due anni non riuscivo a vendere questa casa”, disse all’epoca Mariani, conosciuto come “il pianista di Arcore”, in quanto musicista alle serate che si tenevano nella villa del Cavaliere. L’affare entrò anche all’interno del processo Ruby, dove fu processato anche lo stesso compositore. “Non riuscivamo a vendere il nostro appartamento e abbiamo quindi chiesto aiuto al Presidente e abbiamo venduto la casa a una delle sue società”, disse la moglie Simonetta Losi, interrogata dal pm Antonio Sangermano.
Nel 2016, quando il processo viene spacchettato, Siena ospita proprio la parte relativa al pianista. Nel novembre di un anno dopo l’ex premier viene rinviato a giudizio insieme a Mariani per corruzione in atti giudiziari. Da quel momento, tra rinvii e opposizioni difensive, ci vorranno tre anni per arrivare alla richiesta della procura, rappresentata da Valentina Magnini. Quattro anni e due mesi per Berlusconi, quattro anni e mezzo per Mariani, accusato di falsa testimonianza.
Inizia a quel punto il calvario sanitario del Cavaliere. I suoi legali presentano continue istanze mediche e le udienze vengono rinviate ogni volta. Nel frattempo Mariani viene condannato a due anni e mezzo. Una situazione che va avanti fino all’ottobre 2021, quando il collegio presieduto dal giudice Simone Spina respinge la nuova richiesta di rinvio. Si va a sentenza: fatto inatteso. Berlusconi viene però assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari perché il fatto non sussiste. Con lui anche Mariani. “Ho sentito il Cavaliere ed era evidentemente molto sollevato”, dirà l’avvocato Federico Cecconi.
Nella motivazioni della sentenza si legge: “C’è un’ipotesi ‘confliggente’ con quella del pm, che Mariani ‘abbia sì deposto il falso’ non perché ‘tenuto’ a farlo per il patto corruttivo ma ‘in ragione del legame professionale e amicale che lo legava’ a Berlusconi. Questa ‘ipotesi alternativa non appare in alcun modo superabile sulla scorta dei dati probatori acquisiti’. Il fatto che Silvio Berlusconi abbia versato, con più bonifici tra il 2011 e il 2016, 171.000 euro a Danilo Mariani, non costituisce di per sé prova dell’esistenza di un ‘accordo corruttivo’ affinché il pianista mentisse sulle serate ad Arcore con le Olgettine. Invero ‘la periodicità mensile delle corresponsioni’, l’uso sempre di ‘bonifici bancari, in uno con la natura sempre identica dell’importo via via elargito’ ‘rappresentano, nel complesso, concordi e convergenti segni da cui può inferirsi l’esistenza, tra Silvio Berlusconi e Danilo Mariani, di uno stabile (e già da tempo in essere) rapporto di natura professionale risalente quantomeno al mese di gennaio 2008’”.