«La storia mi ha dato ragione, è una magra consolazione». Era il 17 aprile di un anno fa quando Mauro Tedeschini, direttore da nove mesi de La Nazione, fu sollevato dal suo incarico. Oggi l’ex direttore del quotidiano fondato da Bettino Ricasoli dirige Il Centro in Abruzzo e in un’intervista alla trasmissione radio Caterpillar, lo storico contenitore radiofonico di Radio Due, ha ripercorso quanto accaduto in quei giorni togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. E sono parole che, in piena crisi Mps,  assumono un significato e un valore ancora più forte di quanto non suscitarono già allora nel mondo dell’informazione, quando provocarono addirittura uno sciopero (leggi). Si consideri che i redattori del quotidiano non scioperavano a sostegno di un direttore dal 1981 all’epoca di Gianfranco Piazzesi.

La crisi e il potere delle banche sui giornali «Teniamo presente – ha detto questa mattina Tedeschini – che in tempo di crisi il potere delle banche sulle imprese, non solo sui giornali,  è totale. Quindi, di fronte alla richiesta di ammorbidire la linea uno viene rimosso nonostante il giornale stesse andando molto bene. Nonostante, sapete, i giornali non stiano vivendo una stagione felice. E quindi non c’era nessun motivo legato all’andamento del giornale».

Il motivo dell’allontanamento Ma ritorniamo ai fatti di allora. Come raccontato dallo stesso Tedeschini a Primaonline.it (leggi) quella che lo ha visto protagonista è stata «un’esperienza sconcertante con elementi di brutalità che non mi sarei mai aspettato. Tutto è partito nel tardo pomeriggio del 16 aprile 2011 da una telefonata con la quale il capo della redazione di Siena mi avvisa di un comunicato della Fondazione del Monte dei Paschi, che in qualche modo rispondeva a una richiesta del Comune per ottenere una fideiussione di buoni comunali che l’amministrazione senese voleva emettere per finanziare il bilancio. Me lo sono fatto girare e si trattava di un comunicato civile nel quale si spiegava che, per accordi presi con i creditori al momento dell’aumento di capitale del Monte, la Fondazione non poteva toccare lo stato patrimoniale – che comprendeva le fideiussioni – fino al 30 di aprile. Il capo della redazione di Siena, intendeva ovviamente pubblicare la nota, firmata dal presidente Gabriello Mancini e io gli dissi che non vedevo motivo per non farlo. Poi non ci ho pensato più, ritenendola solo l’ennesima puntata della vicenda Mps, di cui tutti i giornali si sarebbero occupati». E invece accade quello che non ti aspetti.

The day after «La mattina successiva passa tranquilla. Alle 13,55 prendo il treno per andare alla sede bolognese della Poligrafici per un incontro sindacale ed è durante il viaggio che mi telefona Andrea Riffeser (l'editore, NDA) furibondo. Mi dice il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, aveva protestato per l’articolo con il comunicato della Fondazione Mps». Poi, dopo una serie di telefonate, Tedeschini viene rimosso dall'incarico.

Siena come il Truman Show Oggi, dopo nove mesi, sulle prime pagine dei giornali a campeggiare sono Siena e le vicende del Monte dei Paschi. «Mentre, onestamente, Il Fatto Quotidiano ha scoperchiato un calderone molto, ma molto maleodorante, noi facevamo articoli assolutamente normali, ci limitavamo a scrivere quello che veniva detto in sede ufficiale ma a Siena c’era un clima tale di omertà che bastava semplicemente scrivere quello che erano gli atti ufficiali. Noi facevamo normale cronaca tanto che qualche tempo dopo fui invitato a Siena perché un comitato civico nato lì fece una pubblica assemblea sul Monte perché si cominciava a capire che qualcosa non funzionava. Ricordo che si alzò un medico che non c’entrava niente con la vicenda del Monte e disse : «Noi abbiamo vissuto una specie di Truman Show  e ora ci stiamo svegliando perché prima il Monte pagava tutto, qualsiasi necessità ci fosse a Siena il Monte pagava. Quindi la mattina tutti noi ci svegliavamo e dicevamo “Che bello vivere a Siena”; adesso ci stiamo accorgendo che era tutto un Truman Show e il risveglio sarà molto molto  brutale come in effetti sta avvenendo perché questa per Siena è una batosta micidiale».